E’ furioso il governatore Luca Zaia, per la decisione improvvisa di chiudere gli impianti da sci a poche ore dalla riapertura.

“Oltre si ristori bisogna pagare i danni, si parla di 400 milioni, mi auguro sia vera questa cifra”, ha detto durante la consueta conferenza stampa nella sede della Protezione Civile di Marghera, sottolineando la criticità del comparto degli stagionali, che possono essere studenti ma anche padri di famiglia che su quel lavoro legato alla stagione sciistica ci contano eccome e che “dobbiamo tutelare”.

“Per gli impianti si sono fatte assunzioni, gli alberghi hanno raccolto prenotazioni e acceso i riscaldamenti, i rifugi si sono riempiti di derrate alimentare – ha detto – A questo punto, a poche ore dalla riapertura, mi chiedo se chi richiede il lockdown ha informazioni che noi non abbiamo. In tal caso, ci informino”.

Il presidente del Veneto si riferisce in particolar modo alla gravità, dichiarata. Delle varianti, soprattutto di quella inglese, dicendosi sconvolto che faccia paura solo ora.

“In Veneto avevamo annunciato la presenza della variante il 26 dicembre, vi avevo lasciato trascorrere tranquilli le feste di Natale, e siamo stati derisi per il nostro annuncio – ha sottolineato Zaia – Com’è che adesso è venuta fuori la pericolosità delle varianti? Quando l’avevamo detto noi non valeva?”

La chiusura degli impianti da sci impone riflessioni.

“I Mondiali di Cortina ci fanno notare che al di fuori delle luci della ribalta e dello scintillio del podio ci sono le favelas – ha evidenziato Zaia, con il tono arrabbiato – C’è un comparto intero in preda alla crisi, non possono aprire, alcuni non riapriranno più. Parlaimo di un settore composto anche da moltissime figure stagionali, per queste persone non è prevista la cassa integrazione. Tra di loro ci sono famiglie che contavano su queste entrate. Abbiamo l’obbligo morale di pensare a loro”.

Secondo il presidente del Veneto è inaccettabile che si parli della pericolosità delle varianti del covid solo adesso, ma è altrettanto inaccettabile che a decidere e a parlare di lockdown siano persone che non hanno nessuna responsabilità pratica. “Quando mi venivano chieste misure particolari ero disposto a rendere soggetti attuatori (e quindi direttamente responsabili) quelle stesse persone che chiedevano le misure. A quel punto sparivano tutti. Il dibattito nel mondo scientifico sta polarizzando la questione, ma le dichiarazioni più ‘avventurose’ vengono sempre fatte da chi non deve metterci firme, da chi non rischia nulla. Cioè da persone che, comunque vada, escono vincitori in qualsiasi caso”.

Rabbia per la chiusura degli impianti da sci è stata espressa anche dai sindaci dell’Altopiano e in particolare dal sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, che condividendo la delusione dei gestori degli impianti de Le Melette, ha aggiunto: “La chiusura dall’oggi al domani come se fosse nulla. Skipass già venduti, assunzioni fatte, provviste acquistate. Non è questione soltanto di risarcimenti, è una questione di serietà, di rispetto verso la montagna e verso le molte persone che vivono di turismo, oggi, più che mai in difficoltà”.

A.B.

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