di Federico Piazza

Il decreto legge sul Superbonus edilizio approvato dal governo il 28 dicembre prevede una proroga del 110% solo per i contribuenti a basso reddito, in base al numero di componenti famigliari. La mancata proroga generale avrà ricadute soprattutto sui condominii, dove si concentrano i cantieri in ritardo e i rischi di contenzioso. I condomini che non rientrano nelle fasce di reddito previste dal decreto dovranno infatti passare alla detrazione del 70%. Ma se non tutti ce la faranno a pagare la differenza, le relative problematiche potranno ricadere sull’interno condominio secondo le regole delle obbligazioni solidali.
La questione si avverte anche nel Vicentino. «Soprattutto nei condomini più piccoli, tipo da sei unità abitative, che sono quelli più indietro con i lavori», osserva l’avvocato Francesca Pozzi di Confedilizia Vicenza, una delle principali associazioni di proprietari di immobili in Italia, «mentre i cantieri dei condominii più grandi e delle singole unità abitative sono in gran parte conclusi».
Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, chiedeva di
«limitare al massimo le conseguenze che il passaggio dalla detrazione del 110 per cento a quella del 70 per cento comporterà, determinando problemi economici per le famiglie e un enorme contenzioso».
Il provvedimento del governo ha una portata più limitata anche rispetto a quanto chiedeva Confartigianato Veneto, che invitava il governo a considerare una proroga di almeno tre mesi per tutti i cantieri in cui al 31 dicembre 2023 si fosse raggiunto almeno il 60% di lavori finiti e asseverati. Una misura che avrebbe potuto riguardare circa 2200 condominii in Veneto. Analizzando i dati nazionali e regionali del report Enea aggiornato a novembre 2023 sui lavori conclusi ammessi a detrazione rispetto al totale degli investimenti ammessi a detrazione, Confartigianato aveva stimato che la misura in regione avrebbe avuto un costo di 855 milioni di euro. Con l’effetto positivo, dichiara il presidente di Confartigianato Veneto, Roberto Boschetto, «di evitare l’esplodere del contenzioso tra costruttori e condomini.  Infatti i condomini che hanno avviato i lavori contando sul bonus al 90% oppure ancora al 110%, con il calare dell’agevolazione nel 2024, potrebbero trovarsi nella condizione di doversi auto-finanziare l’intervento, e quindi potrebbero preferire la chiusura del cantiere. Il problema è duplice, sia per le imprese e che per i proprietari di case. Per le imprese c’è il rischio di forti problemi finanziari per rientrare delle somme anticipate per l’avanzamento del cantiere se non sarà possibile presentare la certificazione di stato avanzamento lavori entro il 31 dicembre 2023 per centrare l’incentivazione competa, perché non è detto che tutti i proprietari di casa abbiano risorse sufficienti per fronteggiare il 30% di quota di loro competenza. Il rischio per le imprese, è un’impennata degli stati d’insolvenza e di fallimento. A rischio c’è la tenuta di un sistema fatto di quasi 60 mila imprese artigiane e 125mila gli addetti».
Ma il
comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri recita: «Al fine di tutelare i cittadini con i redditi più bassi e di consentire la conclusione dei cantieri “Superbonus 110%” che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60 per cento al 31 dicembre 2023, è previsto uno specifico contributo, riservato ai percettori di redditi inferiori a 15.000 euro, in relazione alle spese sostenute dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024. Il contributo sarà erogato, nei limiti delle risorse disponibili, dall’Agenzia delle entrate, secondo criteri e modalità determinati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da adottarsi entro sessanta giorni e non concorrerà alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi».
Di più non si può fare a causa dei vincoli di bilancio, secondo la linea mantenuta dall’esecutivo.

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