A tenere il Veneto in zona bianca è solo l’occupazione dei letti di area medica, perché gli altri due parametri considerati, incidenza su 100.000 abitanti e occupazione delle terapie intensive, lo porterebbero in zona gialla. Lo sottolinea il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale a Marghera. “Siamo appesi a un filo”, afferma Zaia. L’incidenza è di 317,1 casi ogni 100.000 abitanti, quindi sopra la soglia di 150 casi, e l’occupazione delle terapie intensive è del 10%, quindi esattamente pari alla soglia. L’occupazione dell’area non critica è invece all’8%, quindi sotto la soglia del 15% che determinerebbe il passaggio al giallo. “Superiamo due parametri su tre, la preoccupazione c’è”, anche perché “il passaggio di zona non è una passeggiata, anche se in questo caso è abbastanza morbido”, conclude Zaia.

Ieri in Veneto sono state somministrate 42.054 dosi di vaccino contro il Covid, di cui ben 37.610 terze dosi e 2.910 prime dosi. “Abbiamo più che raddoppiato il numero di prime dosi, che stagnava sulle 1.200 al giorno”, spiega il presidente . “L’86% della popolazione ha ricevuto almeno una dose”, evidenzia Zaia, riferendosi non all’intera schiera di residenti ma alla popolazione vaccinabile. “Noi non rispondiamo al soldo di dittature o potentato, ma invitiamo tutti gli adulti che ancora non si sono vaccinati a valutare di farlo”, afferma poi Zaia.

Nelle ultime 24 ore in Veneto sono stati individuati 3.116 positivi al Covid, con un’incidenza del 3,18% sui 98.015 tamponi effettuati. Aumentano i ricoverati, che oggi sono 664, quindi 25 in più rispetto a ieri, di cui 549 in area non critica (+15) e 115 in terapia intensiva (+10). Nove i decessi registrati.

PER L’ULSS di VICENZA SCATTA LA FASE 3

Al momento tutte le Ulss venete rientrano nella fase 2 del piano ospedaliero messo a punto dalla Regione, tranne la Ulss 6 Euganea, che è già in fase 3. Lo spiega l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, oggi in conferenza stampa dalla sede della Protezione civile regionale di Marghera. “Le attività non urgenti sono state sospese di più o di meno a seconda dello stato in cui si trova il singolo ospedale”, continua Lanzarin. Le diverse fasi del piano ospedaliero prevedono infatti una diminuzione progressiva delle attività ordinarie, che si rende necessaria man mano che la presenza di pazienti Covid si fa più importante. “Se dovesse servire siamo pronti ad aprire i sette ospedali chiusi”, interviene il presidente della Regione, Luca Zaia, ricordando che già nel 2020 la Regione ha ripristinato sette vecchi ospedali ormai dismessi, in modo che se necessario possano essere riattivati. Ma per il momento non sono stati riattivati nemmeno i Covid hospital, ovvero le strutture ospedaliere che fermano completamente tutta l’attività non legata ai pazienti Covid e diventano dedicate ai pazienti positivi. “Non siamo impreparati, abbiamo il nostro piano legato alle diverse fasi e ci ragioniamo in base all’occupazione”, conclude Zaia.

ZAIA: OBERATI DAL CONTACT TRACING, STABILIAMO LE PRIORITÀ

“Siamo oberati dal contact tracing, arriviamo a fare 140.000 tamponi al giorno… L’anno scorso a dicembre viaggiavamo sui 50.000”, ha commentato Zaia  lo stop ai tamponi per i non vaccinati nei centri regionali.  “Dobbiamo dare delle priorità agli infetti e a coloro che devono essere tracciati per evitare che l’infezione si diffonda, senza voler aver astio o posizioni precostituite contro qualcuno”, spiega Zaia. “Tutti i cittadini hanno diritto di essere seguiti, ma oggi c’è chi ha più bisogno e sono quelli che si sono infettati o sono entrati in contatto con infetti”.

OBBLIGO VACCINALE IMPOSSIBILE PER IL GOVERNATORE

“Se obbligo vaccinale vuol dire scriverlo e non applicarlo fa ridere. Se applicarlo vuol dire obbligare le persone a vaccinarsi anche se non vogliono, stento a credere che in questo Paese e comunque in giro per l’Europa si possa fare così”. A dimostrazione della difficoltà di prevedere un obbligo c’è il fatto che “la Germania ha prodotto un obbligo sopra i 60 anni e se non lo fai paghi una multa”, conclude Zaia. “Questo vuol dire che i ricchi pagano per non vaccinarsi e i poveri devono o scappare dai controlli o farsi il vaccino… Non mi sembra una cosa molto corretta”.

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