“Insistere sull’abbattimento dei lupi è becera propaganda che per fortuna non può essere messa in pratica, a differenza delle 22 misure di contenimento dei danni previste dal Piano nazionale. È quella la strada da seguire”. Così Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, risponde al sollecito del collega Stefano Valdegamberi per arrivare a una deroga prevista dalla direttiva europea Habitat 92/43 del 1992.

“Fa comodo e si preferisce additare il lupo come nemico, quando potrebbe essere un alleato vista la sua importanza per l’ecosistema. Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi episodi di bracconaggio!. Il caso del Cansiglio è esemplare – spiega il consigliere -: il lupo ha predato i cervi, che rappresentavano un problema per la foresta, diminuendone la presenza e lo stesso potrebbe fare con i cinghiali, la cui proliferazione è cresciuta a dismisura grazie all’importazione di specie alloctone da parte dei cacciatori, poiché riesce a raggiungerli in luoghi inaccessibili per l’uomo”.

“Gli allevamenti – aggiunge Zanoni – vanno protetti garantendo fondi per l’acquisto di reti elettrificate e cani pastori, rimborsando i danni con prontezza, aumentando le risorse per gli indennizzi e accorciando i tempi di pagamento. La convivenza con l’uomo è assolutamente possibile, lo testimonia il Parco Nazionale d’Abruzzo dove sono presenti svariate centinaia di esemplari: non c’è alcun bisogno del Far West auspicato da Valdegamberi”, conclude Zanoni.

Cosa aveva detto il consigliere Valdegamberi

“Chiedo l’imprescindibile sostegno dei rappresentanti sindacali del mondo agricolo nazionale e di tutti sindaci del Veneto al disegno di legge statale, di cui sono primo firmatario, relativo all’applicazione della deroga alla protezione del lupo perché la posta in gioco è il futuro dell’agricoltura di montagna”. Così il Consigliere regionale Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto) che ricorda: “La presenza incontrollata del lupo sta mettendo in ginocchio l’alpeggio nelle poche aree montane, come la Lessinia, l’Altopiano di Asiago, la montagna bellunese e trevigiana, rimaste ancora vive grazie alla millenaria pratica dell’alpeggio. Inoltre la presenza del lupo, sempre più vicino alle abitazioni, costituisce una continua minaccia alla sicurezza dei cittadini e dei turisti. Il lupo ha certamente diritto di vivere, ma ce l’hanno anche gli allevatori che operano in montagna. Occorre quindi stabilire un limite numerico alla sua presenza, compatibile con la vocazione ambientale ed economica di ciascun territorio. Non è accettabile e per nulla naturale la presenza tra le abitazioni di grandi predatori che si cibano quotidianamente di animali allevati dall’uomo. Ogni anno nella montagna Veneta vengono depredati un numero di animali pari a 10 stalle di media dimensione, con punti superiori alle 200 predazioni solo nel circoscritto territorio della Lessinia. Mi auguro che ci sia una presa di posizione unanime da parte delle rappresentanze nazionali e territoriali del mondo agricolo e degli amministratori locali, ai quali ho inviato una bozza di delibera da far adottare nei rispettivi consigli comunali”.

“La politica – conclude Valdegamberi – non potrà poi girarsi dall’altra parte solo perché il problema riguarda aree marginali e con poca forza elettorale. La montagna è un bene per tutti. I suoi operatori ambientali sono gli agricoltori senza i quali la montagna muore e gli effetti negativi ricadranno sull’intera collettività”.

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