Per chi è convinto che le reazioni avverse al vaccino, che si tratti febbre altissima, trombosi, o semplici gastroenteriti, non vengano presi in considerazione dalla sanità pubblica, oggi è stato dimostrato che non è così.

A dare i numeri e a stilare un quadro che non viene preso sotto gamba, ma che è oggetto di approfondimenti medici, è stata Francesca Russo, direttore del dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto, che ha dichiarato che su 6 milioni di dosi di vaccino inoculate, sono state 15mila le segnalazioni di persone di ogni età che hanno raccontato di reazioni avverse.

1.200 i casi classificati come ‘gravi’.

4.900 veneti hanno manifestato febbre non alta, 4.500 mal di testa, 3.300 hanno avvertito dolori muscolari dopo il siero anti covid. 1.900 i casi di febbre superiore ai 39 gradi, meno quelli che hanno avuto problemi di perdita di conoscenza, 180 i casi di dissenteria e trombosi. Poche rispetto al numero previsto le reazioni allergiche.

In questi giorni destano scalpore i morti che, da inizio campagna vaccinale sono saliti a 38. “Si tratta di nessi temporali – ha precisato la dirigente – In Veneto non sono stati evidenziati nessi causali tra vaccinazione e morte”.

Si tratta quindi di 38 persone che si erano sottoposte al vaccino giorni precedenti alla loro morte. Questi casi non sono in archivio, ma sono attualmente oggetto di studio da parte di medici esperti che dovranno stabilire l’eventuale nesso causale tra vaccinazione e morte.

Francesca Russo ha ribadito, nel corso di varie interviste rilasciate ai giornalisti che hanno voluto approfondire, che in nessuno dei casi di decesso c’è stato “rapporto di causa effetto”.

Il canale verde di Verona

Forse non tutti sanno che a Verona dal 1993 esiste una sorta di cervello elettronico che immagazzina dati sulla base della sorveglianza di utenti che assumono qualsiasi tipo di farmaco. In sostanza chiunque sia sottoposto a cura farmacologica o ha assunto un vaccino può rivolgersi a questo canale verde per fare segnalazioni di reazioni avverse. Queste reazioni poi vengono valutate una per una al fine di stabilire se il disturbo avuto dal segnalatore ha un nesso di casualità con il farmaco che prende o se ci sia solo un nesso temporale.

La dirigente thienese, che ha redatto il piano sanitario anti covid della Regione Veneto, ha preannunciato un progetto europeo voluto fortemente dall’Ema. Si tratta di un lavoro integrato tra farmaceutica e sanità pubblica, che porterà a contattare dei campioni, cioè pazienti sottoposti a vaccinazione, per sorvegliare strettamente e valutare costantemente lo stato di salute.

No vax e pro vax: una vera e propria guerra sociale

Molto forti ma significative le parole che il governatore Luca Zaia ha pronunciato durante la conferenza stampa a Marghera sul fronte di battaglia che ogni giorno vede protagonisti accesi i pro vax e i no vax: “Ognuno di noi si ritrova a litigare in maniera anche eccessiva con chi ha una visione diversa rispetto alla propria sui vaccini. Un nodo che è difficilissimo da sciogliere, che ci sta facendo litigare con amici storici, ma anche con affetti a noi vicini. Non vedo l’ora che ci portiamo tutto questo alle spalle perché non se ne può più di dibattiti sui social con i laureati di facebook ed i nobel dei social che vogliono imporre il proprio pensiero”. Le stesse parole erano state pronunciate lunedì sera Massimiliano Fedriga, che del dibattito sui vaccini ha incolpato anche la politica, che pur dovendo rappresentare tutti i cittadini ha creato un grosso danno con divisioni che spesso portano a prese di posizione molto forti, come i ricorsi dei medici no vax che sono stati sospesi. Situazioni da cui non se ne esce più e che non portano alla soluzione del problema.

“La politica si deve occupare e deve avere rispetto anche dei no vax, perché anche loro fanno parte della nostra comunità, per convincerli occorre un’informazione trasparente e istituzionale”.

di Redazione Altovicentinonline

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