In Veneto si torna a parlare (e a sperare) di autonomia differenziata e con l’incarico di ministro per gli Affari Regionali conferito dal nuovo premier a Mariastella Gelmini di Forza Italia, questa volta il traguardo potrebbe essere più vicino. Fuori dai giochi la leghista Erika Stefani, esponente del partito ritenuto ‘nemico’ del sud, fuori dai giochi anche il piddino Francesco Boccia, ecco finalmente in gioco la figura che potrebbe fare la differenza, con un ministro del nord, assegnato ad una politica del nord, Regione che ha chiesto l’autonomia con un referendum e da sempre a favore dell’Unità d’Italia.

L’insediamento del Comitato Scientifico dell’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata è avvenuto, con la partecipazione della Delegazione Trattante del Veneto, composta dagli esperti nominati dal governatore Luca Zaia, che già nelle scorse due legislature si erano ‘battuti’ per il tema tanto caro ai veneti, che il 22 ottobre 2017 hanno votato in 2.328.949.

Dopo i due governi di Giuseppe Conte però, questa volta le carte in tavola sono diverse e per il rilancio del paese, l’autonomia differenziata potrebbe diventare quella chiave di volta concepita proprio per premiare la buona amministrazione fornendo agli altri gli strumenti per migliorare la gestione delle proprie risorse.

In questo, la figura di Mariastella Gelmini potrebbe essere fondamentale.

In Forza Italia dal 1998, fedelissima del Cavaliere ma soprattutto della Repubblica Italiana, nella storia del neo ministro non si sono mai registrate esternazioni contro il sud. Era stata proprio la ‘spaccatura’ tutta leghista dell’Italia in due a rendere impossibile al leader del Carroccio Matteo Salvini rendersi credibile nel battersi per l’autonomia durante la prima legislatura Conte, quando sedeva al suo fianco come ministro dell’Interno. Un’autonomia che, proposta da quella stessa Lega che fino al giorno prima vedeva nel Sud il nemico da combattere, era percepita come la legittimazione di una rottura definitiva tra nord e sud, con da una parte il nord ricco e produttivo e dall’altra i ‘poveri’. Non a caso, dal referendum del 2017 in poi si è parlato di autonomia come di un processo federalista, ma come di ‘secessione dei ricchi’. Visione sbagliata, certo, ma comprensibile, proprio perchè la richiesta definitiva era arrivata dai leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana, che dopo anni di strali contro il sud “fannullone” hanno improvvisamente cambiato rotta.

Non ci sono ombre invece sul patriottismo unitario di Maria Stella Gelmini, a parte qualche critica da parte di Pino Aprile, giornalista e scrittore pugliese, che nel 2014 accusò l’allora ministro all’Istruzione (governo Berlusconi) di voler ‘censurare’ gli scrittori ‘terroni’ del ‘900 dalle lezioni. Gelmini non hai mai criticato, deriso, offeso il Sud, men che mai invocandone una scissione o “un muro”, come invece hanno fatto spesso i leghisti. Ecco perché è oggettivamente intellettualmente onesta nel rappresentarli invocando l’autonomia differenziata. Ecco perché le persone del sud potrebbero fidarsi di lei, che i voti glieli ha chiesti sempre e non soltanto quando le ha fatto comodo.

“L’insediamento del Comitato Scientifico dell’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata è un passaggio amministrativo di grande significato, perché segna la ripartenza verso l’obbiettivo finale – ha sottolineato Luca Zaia –. Significa che si va verso un lavoro di alto livello, che prenderà sempre più quota a supporto della nostra delegazione trattante per ripartire a tutto tondo con il tema dell’autonomia. L’obbiettivo è uno solo: chiudere definitivamente la partita con la firma dell’Intesa con il Governo”.

“L’attività del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Regionale sull’autonomia differenziata avrà il rilevante compito di condurre specifici studi e ricerche per supportare le richieste della Regione volte al riconoscimento di maggiori competenze legislative ed amministrative, e all’attribuzione delle correlate risorse, mediante la rilevazione e l’elaborazione di dati oggettivi e scientifici – spiegano dalla Regione Veneto – Studi che saranno propedeutici alla definizione di un modello organizzativo per la gestione ottimale delle funzioni richieste, nell’ottica, da sempre perseguita dalla Regione, di chiedere l’autonomia non come astratta rivendicazione di potere, ma come strumento per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi ai cittadini e per promuovere la buona amministrazione e l’assunzione di responsabilità da parte di chi governa. In attesa di riprendere le trattative con il nuovo Esecutivo, è altresì stato avviata un’attività interna alle Strutture regionali: mediante il coordinamento della Segreteria Generale della Programmazione è stato chiesto a tutti i  Direttori di Area di esaminare nuovamente il contenuto delle richieste di maggiore autonomia già avanzate, da ultimo, con la bozza di intesa consegnata in data 23 settembre 2019 dal Presidente Zaia all’allora ministro per gli Affari Regionali Boccia, al fine di valutare la necessità di eventuali aggiornamenti, anche alla luce delle modifiche normative nel medio-tempore intervenute”.

Anna Bianchini

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia