Un depuratore in fase di ampliamento, un investimento da 80 milioni, un plico approvato nei consigli comunali dell’Alto Vicentino, un errore del Comune di Vicenza da 300mila euro che si voleva ‘caricare’ all’Alto Vicentino e una dichiarazione che fa riflettere: “Gli amministratori non hanno amministrato in merito alla fusione tra Avs e Acque Vicentine, hanno semplicemente obbedito e votato una decisione presa dall’alto. Avevamo visto fin da subito i grafici con l’incremento previsto nelle bollette”.

Dopo l’annuncio di Angelo Guzzo, presidente di ViAcqua, dell’ampliamento del depuratore di Casale e conseguente investimento da 80 milioni di euro che sarà distribuito anche nelle bollette dei residenti in Alto Vicentino, si scaldano le parti che nel 2017 avevano votato un secco ‘no’ alla fusione tra le due partecipate per la gestione del servizio idrico di Vicenza e dell’Alto Vicentino. “Lo avevamo detto, avevamo visto i grafici dell’incremento delle bollette, era cosa nota che l’area vicentina avesse molti più investimenti da fare di noi e lo sbilancio a favore di Acque Vicentine era evidentissimo”.

Una fusione presentata ai primi cittadini come “inevitabile”, paventando l’arrivo di possibili gestori da fuori territorio nel caso non venissero rinnovate le concessioni per la gestione del servizio idrico, anche a causa della normativa statale per la riduzione delle partecipate ed il loro raggruppamento.

I primi a prendere posizione contro la fusione, quantomeno fino a che le cose non fossero presentate con maggiore chiarezza e minore sbilanciamento a favore del vicentino, erano stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle, che da Thiene a Schio, passando anche per gli altri consigli comunali, si erano opposti con fermezza.

A Thiene fu Alessia Gamba, al suo secondo insediamento in consiglio, non novellina nell’amministrazione locale, che si trovò in un contesto impegnativo, condito da urla e prese di posizione, con un Attilio Schneck (il primo ad avere avvisato della negatività della fusione per i cittadini dell’Alto Vicentino), incredulo che la fusione si votasse e che camminava su e giù per la sala consigliare come un toro che scalpita per uscire dalla gabbia.

“Il collega Attilio Schneck aveva iniziato un intervento di alto profilo, molto interessante e condivisibile, poi si è lasciato andare ad una pessima battuta e un consigliere di maggioranza ha spostato tutta l’attenzione della conversazione su quella battuta – ha spiegato Alessia Gamba – Ho votato contro la fusione e sono convinta di avere fatto la scelta giusta. Noi 5 Stelle abbiamo sempre condiviso con l’intero gruppo la preoccupazione per la stranezza di questa fusione, dove non si leggevano progetti per il futuro, era evidente uno sbilanciamento importante a favore di Vicenza. Avevamo visto la tabella di costi e variazioni delle tariffe in futuro dove dopo 2 anni sarebbero arrivate le mazzate, già da lì era incomprensibile come l’Alto Vicentino potesse dire sì. Ci spaventavano con l’arrivo ‘del famigerato privato’ a controllare la nostra acqua. Avevamo tutti la sensazione che ci fosse qualcosa sotto, che per i cittadini dell’Alto Vicentino sarebbe stata una fregatura. Non si parlava delle sedi, dei laboratori, sembrava tutto buttato là, tutto improvvisato, la sola cosa certa è che volevano la fusione. C’era una totale mancanza di visione futura e programmi e totale disequilibrio. Avevamo fatto diverse mozioni già da prima di quel consiglio comunale, perché c’erano conti che non tornavano, ma non sono servite, come non è servito l’appello, forte e giusto, di Schneck. La spiegazione che dava Giovanni Cattelan, presidente di Avs, era molto ‘piatta’, confezionata a tavolino e doveva coprire tutte le domande. Con la scusa ‘attenzione che arriva il privato’ avremmo dovuto dire tutti sì senza discussioni”.

“Consigli comunali svuotati del loro ruolo, hanno solo obbedito, come per l’ospedale di Santorso”

“Si percepiva un tentativo di manipolazione, soprattutto nell’aver dato ai consiglieri comunali un pacchetto senza possibilità di emendare, non si potevano fare cambiamenti, il pacchetto doveva passare uguale in tutti i consigli comunali – ha continuato l’esponente pentastellata – Se qualcuno avesse fatto passare qualcosa di diverso si sarebbe bloccato il percorso e nessun consiglio comunale si è voluto prendere la responsabilità di bloccare il percorso di fusione, ma io ritengo fosse più perché non avevano la possibilità di approfondire, perché sono argomenti talmente complessi e burocratici che a volte non si capisce nemmeno benissimo cosa si vota. Si è preferito votare il pacchetto pronto, che qualcun altro aveva confezionato. E’ la stessa cosa che è successa con l’ospedale di Santorso, dove qualcuno in alto aveva deciso e i consigli dovevano votare. Succede in molti ambiti della nostra politica. Nel caso della fusione noi non potevamo emendare nulla, per cui i consigli comunali sono stati di fatto svuotati della loro competenza. Con episodi come questo si comprende che stiamo perdendo il senso della misura di quello che può fare un amministratore locale, in questo caso le amministrazioni hanno obbedito, non amministrato. Quelli che hanno detto quello che pensavano sono state solo le opposizioni – ha concluso Alessia Gamba – Se era una fusione già decisa non aveva senso andare in consiglio: hanno voluto dare la responsabilità ai consiglieri di una cosa già decisa. Se si chiede il voto del consiglio ci deve essere la libertà di fare osservazioni e emendamenti”.

Anche Marco Vantin, esponente pentastellato nel Comune di Schio, aveva votato contro. “Non perché fossi contrario per presa di posizione, ma perché c’erano troppe stranezze e non era stato fatto un percorso di condivisione tale da togliere i dubbi”.

Vantin lancia anche un’altra accusa, che a suo avviso sarebbe tutt’ora in fase di transizione, a 3 anni e mezzo dalla fusione: “Alcuni dei dipendenti di Avs, che in parte erano comunali, ricevono oggi un trattamento economico inferiore rispetto ai colleghi di Acque Vicentine. Una questione di inquadramento, tutto in regola, ma non è giusto. Si è parlato di fusione per incorporazione, in realtà è stata una acquisizione per dividere i costi e ‘spartire’ gli investimenti, con evidente vantaggio dell’area vicentina, che aveva in programma i più grossi. Giovanni Cattelan ci ha presentato le carte già pronte per la firma, intoccabili, non emendabili”.

Il caso che fa riflettere: “Achille Variati voleva far pagare 300mila euro di un errore del suo Comune a noi”

Marco Vantin, che ha la memoria lunga ed il ‘vizio’ di essere stato uno dei consiglieri comunali che più ha studiato le carte e si è confrontato con gli esperti, non ha potuto non ricordare quei 300mila euro che il Comune di Vicenza avrebbe dovuto rimborsare ad un privato per un errore formale nell’esproprio del terreno di un privato. “Somme che Vicenza voleva imputare a ViAcqua ma che erano solo di sua competenza. Non so come sia finita la questione (faremo chiarezza noi, la storia è dettagliata nell’articolo a fondo pagina, n.d.r.). A luglio del 2018, appena venuto a conoscenza del fatto, ho chiamato io Angelo Guzzo, presidente di ViAcqua a Schio insieme ad una legale – ha concluso Marco Vantin – Ci ha promesso che non avrebbe preso in carico il debito del Comune. Mi sento serenamente di dire che la fusione è stata fatta solo per motivi economici. Ora i nodi vengono al pettine, ma era normale che sarebbe stato così”.

La difesa della fusione

A due giorni dalla pubblicazione della prima ‘mazzata’ che gli alto vicentini si troveranno in bolletta, solo uno dei sindaci del territorio ha preso in mano il telefono per dare la sua versione. Una cosa che riteniamo sia dovuta e, ancora una volta ribadiamo, che secondo il nostro punti di vista il silenzio nasconde malafede quando si parla di soldi pubblici. Se c’è un dubbio da parte dei cittadini, chi amministra deve dare risposte.

Inutile dire che il silenzio, purtroppo, ce lo aspettavamo.

Diversamente è andata per Valter Orsi, sindaco di Schio, che ha difeso la sua posizione e si è detto “convinto di avere firmato una cosa giusta”.

“Lascerò al sindaco di Thiene il compito di rispondere al suo consigliere Attilio Schneck, il quale, devo ammettere, ha sempre dimostrato linearità nella sua posizione, che ha ben argomentato. Penso che la fusione sia stata una cosa giusta, in primis per le scadenze delle concessioni alle società. Avremmo rischiato che un’azienda più grande venisse da fuori territorio a controllare la nostra gestione dell’acqua. In questo modo noi sindaci siamo ancora proprietari, come votato anche da un referendum nazionale. Giovanni Cattelan, presidente di Avs, portò il tema nei consigli comunali, spiegandoci la questione. Un tema molto delicato e abbiamo ragionato come territorio intero, non come parcelle di territorio. Mi sono convinti per la necessità di andare verso una politica territoriale più ampia, che coinvolge tutte le società di servizi per mantenere una gestione in house, che per me è una garanzia. Dividere i territori significa fare la guerra dei poveri. Capisco i dubbi di Schneck, li aveva presentati a suo tempo ed è sempre stato coerente sull’argomento. Ci sono però tanti investimenti da fare, oggi vanno a vantaggio di Vicenza, poi verrà anche il nostro turno. Nel frattempo continuano anche investimenti nell’Alto Vicentino, anche se di minore impatto economico, ma prima o poi anche noi ne potremmo avere di più grossi, con la fusione abbiamo le spalle più coperte. Sono d’accordo che l’investimento su Casale è importante, ma riguarda tutto il territorio, non possiamo parcellizzare, le integrazioni si devono fare. A volte ci guadagna uno, a volte un altro. Per quanto riguarda i diversi inquadramenti contrattuali dei dipendenti ex Avs, il percorso è partito”.

Anna Bianchini

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