“Novità sulla riapertura delle scuole non ce ne sono, l’unica novità è il caos. È dettato da un decreto che impone fasi di testing insostenibili, in particolare per le scuole primarie con un primo tampone nel giorno dell’avvenuto contatto e poi dopo cinque giorni un altro. Tutte le Regioni sono già a fine corsa con i testing, per non parlare del contact tracing. È inutile trasformarla in polemica, perché oltre una certa capacità di lavoro non si va”. Avvisa così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, aggiornando oggi in conferenza stampa il quadro dell’emergenza sanitaria. Mentre è spuntata un’ordinanza ‘particolare’ sulla chiusura delle scuole anche nel veronese, nella zona del lago di Garda, insiste Zaia sui carichi di lavoro: “Una giornata con 18.200 contagiati in regione prevederebbe altrettante telefonate, con una decina di persone, in media, come contatti indicati in ogni caso. Saremmo arrivati a 180.000 persone da contattare in un giorno, che è impossibile. Dobbiamo amministrare il possibile, invece. È quindi doveroso pensare di modificare la definizione di ‘caso’ positivo, ed avere un atteggiamento diverso verso coloro che sono asintomatici positivi e soprattutto verso coloro che non lo sono”.

Spiega il governatore veneto con un esempio: “Col morbillo stavi a casa, guarivi e tornavi a scuola. Oggi, invece, un bimbo che è contatto stretto di un bimbo che nella sua classe si è rivelato positivo, anche se è asintomatico, va tamponato, messo in quarantena e ritamponato. E la scuola ha anche un altro problema: ha un bel po’ di classi in quarantena, pari a oltre un paio di migliaia, e mancano docenti. Ci sono docenti in quarantena, docenti in malattia e docenti non vaccinati. In questo ‘brodo primordiale’ non so cosa verrà fuori, abbiamo davvero grosse difficoltà”. Rimarca dunque Zaia rivolto a Roma: “Il Governo ha deciso che si devono riaprire le scuole, in una situazione però dove molte saranno chiuse e molte finiranno in Dad perché non ci sono altre soluzioni”.

Obbligo vaccinale

L’obbligo vaccinale sopra ai 50 anni in Italia? “Se è un obbligo di natura sanitaria, è inattuabile: è impensabile, infatti, che in un paese civile si accompagni qualcuno con la forza pubblica per essere vaccinato. ‘Vedrete che la trasformeranno in una ammenda amministrativa’, dicevo in questi mesi. È accaduto così in Germania, con i 100 euro di multa, ed ora accade così da noi. Fra l’altro se ne occuperà l’Agenzia delle entrate ‘una tantum’, non si è ben capito…”. Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, interpellato sull’obbligo vaccinale nel corso della conferenza stampa oggi su emergenza sanitaria e vaccinazione.

“Nel nostro paese- ‘aggiorna’ tutti Zaia- abbiamo mutuato il modello tedesco, anche se nessuno l’ha detto in questi giorni. Avevo sollevato questo aspetto nelle scorse settimane: la Germania un mese fa ha deciso di adottare l’obbligo per gli over 60, mentre noi in Italia per gli over 50 prendendo atto che negli ospedali il nostro paziente ‘tipo’ è proprio over 50, nella stragrande maggioranza dei casi. La scelta è quindi quella di mettere in sicurezza questa fascia di età. Per questo- insiste il presidente Veneto– dicevo che chi parla di ‘obbligo vaccinale’ dovrebbe spiegarci cosa intende dire. Con questo obbligo non si risolve il problema sanitario”. Aggiunge poi Zaia parlando ai giornalisti: “Sapete bene che io non sono contro il vaccino, ho la dose booster e non si discute su questo. Ricordo solo che un mese fa una circolare dell’Oms raccomandava attenzione agli obblighi vaccinali, dicendo che poi si crea un muro contro muro e non si vaccina più. Magari non si riferiva al nostro paese, che segna un risultato attorno al 90% di copertura, ma comunque dobbiamo sempre più evitare che gli ospedali collassino”.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia