Appuntamento a Posina per il Capodanno veneto in una due giorni di storia, divertimento e festeggiamento.

Ritornano il 28 febbraio e il 2 marzo ‘Il ciamar de Marso’ e gli eventi per dare il benvenuto al nuovo anno tutto veneto.

Giovedì 28 febbraio alle 20 l’antica tradizione del ‘Ciamar de Marso’, serata organizzata dalla Pro Loco di Posina in coordinamento con la Fondazione Vivi la Val Posina.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare munita di campanacci e tutto quanto possa rumorosamente risvegliare la natura e chiamare il mese di marzo per far rinascere la primavera.

Il percorso della sfilata partirà da via macello e attraversando Posina terminerà agli impianti sportivi, ove verrà acceso un grande falò e sarà attivo uno stand con bibite calde, crostoli e frittelle.

Sabato 2 marzo alle 18 appuntamento per l’incontro storico-culturale in palestra.

Organizzato dalla Fondazione Vivi la Val Posina, con l’apporto storico e linguistico dell’Academia de ła Bona Creansa – Academia de ła Łengua Veneta, per un incontro culturale misto tra storia e tradizione. In palestra comunale alle ore 18.00 il dott. Alessandro Mocellin presenterà ‘Il Capodanno Veneto, la fondazione di Venezia e l’unificazione della Venetia’. La ritualità naturale, astronomica e civile del ‘Cao de Ano’ nel suo stretto legame con le vicende della storia veneta di cui anche Posina è parte integrante.

L’incontro si inserisce nella rassegna ‘Il Tempo dei Veneti’, un ciclo annuale di incontri che prevede il contributo della Regione Veneto ed il patrocinio del Comune di Posina, partito a seguito del successo degli incontri sperimentali voluti dal Sindaco Andrea Cecchellero sulla Lumera di fine ottobre e su Santa Lucia a metà dicembre A tutti i partecipanti all’incontro storico (e alla successiva cena) verrà fatto omaggio del libretto esplicativo bilingue veneto-italiano che narra del capodanno veneto e ripercorre gli episodi storici presentati alla conferenza.

Sabato 2 marzo alle 20 la Cena di Capodanno Veneto. Al termine dell’incontro culturale in palestra, ci si sposterà al Lago di Posina per l’accensione del Falò del Cao de Ano Veneto e la cena.

La storia del Capodanno veneto

Da molti secoli, i veneti festeggiano il loro Capodanno (Cao de ano) il 1 marzo, anche se i festeggiamenti non si limitano a quel giorno, bensì si protraggono dagli ultimi due giorni del mese di febbraio fino al 9 marzo.

La data fissata per il Capodanno veneto (1 marzo) è stata festività ufficiale della Serenissima Repubblica di Venezia fino alla fine del XVIII secolo, quando la Repubblica cadeva per mano di Napoleone Bonaparte.

Dal VI secolo, cioè da quando Papa Gregorio Magno introduceva il calendario gregoriano (quello attuale), per il popolo veneto rimane consolidata l’usanza di celebrare il Cao de ano il 1 marzo, secondo una tradizione preromana ben più antica del calendario gregoriano. Una tradizione che prevedeva dieci mesi anziché dodici, difatti i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre erano realmente il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese. I nomi corrispondevano ai numeri dei mesi.

Nel secolo XI Venezia introduceva un’altra data per il proprio Capodanno, il 25 marzo, che ovviamente faceva riferimento al 25 marzo 421 (fondazione di Venezia) ma questa usanza durò poco, difatti il Capodanno veneto si continuava a celebrare il 1 marzo.

La scelta di fare iniziare l’anno a marzo non era casuale. Poiché in lingua veneta “primavera” si dice “verta”, l’anno nuovo doveva iniziare in coincidenza con l’apertura della stagione calda, la primavera, appunto. L’idea di far coincidere l’inizio dell’anno nuovo con la fine della stagione fredda e l’inizio di quella calda, si trova anche in altri calendari, come quello cinese.

Per evitare incomprensioni rispetto al calendario cristiano attuale, le date sui documenti venivano spesso affiancate dalla dicitura latina “more veneto” ossia “ad uso veneto”. Ad esempio, la data 21 febbraio more veneto 1704 corrispondeva alla data 21 febbraio 1705 (perché secondo i veneti febbraio era l’ultimo mese del 1704). Da marzo a dicembre, invece, le altre date coincidevano.

In un recente articolo pubblicato su Veneto Vogue, il professor Davide Lovat racconta dell’apparizione della Madonna a Motta di Livenza nei giorni del Cao de ano.

Ai tempi della Lega di Cambrai, più precisamente il 9 marzo 1510, la Madonna, sotto le vesti di fanciulla appariva davanti al contadino Giovanni Cigana. Il contadino la saluta dicendo: “Dio ve dia el bon dì” e lei gli risponde in lingua veneta: “Bon dì e bon ano, homo da ben!”.

Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, nelle campagne e nelle città venete si festeggiava con banchetti, spettacoli, baldorie varie e spettacoli pirotecnici. Queste usanze erano vive fino all’Ottocento ma negli ultimi anni si nota una certa ripresa, ad esempio nell’altopiano di Asiago è ancora diffuso il Bati Marso. Come voleva la tradizione, le ultime due sere di febbraio, i giovani si mettevano in strada e battevano fragorosamente pignatte, bidoni, suonavano il corno, usavano botti di vario genere.

Le ultime sere di febbraio si andava a “bruxàr la vecia”, ovvero a bruciare la vecchia (si appiccava un falò attorno ad un fantoccio simile ad una donna vecchia) e attorno al fuoco ci si dava al “cantàr marso”: si cantavano canzoncine per il fatto che iniziava marzo, quindi l’anno nuovo.

F.B.

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