E’ diventata maggiorenne la “Banca del Tempo” di Schio e di strada ne ha fatta parecchia. Passa la boa dei 18 anni l’associazione nata inizialmente come “Diamo spazio al tempo” e poi naturalmente trasformata in una banca che maneggia un bene più che prezioso: lo scambio e l’aiuto reciproco.

L’associazione partita poco meno di vent’anni fa, da un progetto fortemente voluto dall’allora amministrazione comunale scledense, ha realizzato piccoli e grandi progetti grazie alla determinazione e al coraggio dei propri soci.
Puntando alle esigenze dei propri concittadini, fornisce il proprio aiuto valorizzando i bisogni e le risorse personali, puntando a far emergere le relazioni sociali  e i saperi individuali.

Ma come funziona la Banca del Tempo? Esattamente come uno sportello bancario, ma senza soldi: la valuta è il tempo, che ciascun socio deposita nel proprio ‘conto corrente’ rendendolo disponibile per essere scambiato con delle prestazioni, come ad esempio stare in fila per un’ora a pagare le bollette al posto di un’altra persona che ricambierà con un’ora per fare la spesa.

Di tempo ne è davvero passato dal 3 ottobre del 1998 quando alla festa di inaugurazione alla presenza del sindaco di allora, Giuseppe Berlato Sella, venne data la prima sede all’associazione che proprio da quest’anno si è trasferita in Via Trento, per poter dare il giusto spazio a ‘Desbarasuma”, mercatino solidale che da dieci anni rientra nei servizi offerti dalla Banca del Tempo.
“Cerchiamo di aiutare chi ha bisogno – spiega Yvonne Masetto presidente della BdT di Schio – Siamo attenti alle esigenze della comunità e concretizziamo nell’agire locale il nostro desiderio di un mondo migliore, più solidale ed inclusivo”.
Il tempo di soffiare sulle 18 candeline e l’associazione pensa già al futuro, che continuerà con la caparbia fermezza messa in campo finora: “Crediamo molto nelle nostre azioni – conclude Yvonne Masetto – Saremmo felici di accogliere altri amici che abbiano voglia di partecipare alle nostre attività, confermando così l’anima solidale che nella città di Schio è sempre stata presente e alla quale noi abbiamo contribuito”.

P.V.

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