Dopo un inizio di stagione strepitoso con un Tullio Solenghi in splendida forma, interprete del padovano Ruzante, la XXIII stagione teatrale thienese rilancia domani, mercoledì 28 novembre, con repliche il 29 ed il 30 proponendo sul palco del comunale altri due attori di fama nazionale: Patrick Rossi Gastaldi e Margherita Buy.

 La produzione, scritta da Luigi Lunari, che vede la regia dello stesso Gastaldi, è una “commedia sentimentale” in cui il tema raccontato è la vita difficile di un uomo ed una donna“imperfetti” figli di due padri importanti.

Patrick Rossi Gastaldi interpreta infatti Aldo Togliatti figlio di Palmiro e Margherita Buy è sulla scena Rosemary Kennedy figlia di vecchio Kennedy e sorella del presidente assassinato John Fitzgerald.

Oltre all’inevitabile ridimensionamento del giudizio storico di due nomi icone del novecento come Kennedy e Togliatti, l’altro aspetto interessante dell’opera di Lunari risiede nelle pieghe psicologiche, sociali ed antropologiche del dramma esistenziale delle tristissime vicende di Aldo e Rosemary.

I due, ospiti di un manicomio, iniziano a dialogare ognuno con la propria indole caratteriale, in modo più estroverso Aldo; timida e riservata Rosemary, scoprendo a poco a poco che la conversazione si fa più intima, di avere in comune, oltre che padri famosi, anche il dramma di non essere stati adeguati alle loro aspettative. Ciò ha reso la vita di Aldo e Rosemary accumunata dalla sofferenza causata dai loro padri, così lontani nelle loro ideologie e formazione eppure così uguali nella psicologia e nel cinismo di “abbandonare” i loro figli per il ruolo che hanno scelto di svolgere nella storia.

Forse il giudizio familiare dei figli può apparire troppo severo visto il giudizio consegnato alla storia dei loro padri ma è difficile concedere loro qualche attenuante dato che l’uno considera la figlia disabile come un ostacolo per la carriera dei suoi figli e l’altro è interessato unicamente alla causa del socialismo ( nella vita reale entrambi infatti moriranno soli in manicomio)

Il dialogo tuttavia non risparmia momenti di grottesco divertimento nella “gara” che i figli ingaggiano per stabilire chi dei loro padri è stato il più grande nella storia, il tutto in un contesto storico che allo spettatore apparirà subito “superato”, vecchio, ormai appartenente al secolo scorso ma che rimanda al tema universale di come spesso un figlio “imperfetto” sappia cavare da un genitore, ed a volte dalla società, il peggio di sé.

Tuttavia il loro dramma vissuto non li porterà alla distruzione del proprio io ma attraverso un terapeutico raccontarsi sembra esserci il finale riscatto, dove in un approccio freudiano la parola è terapia e i due personaggi si proiettano in un sogno visionario in cui si immaginano persone normali, anzi una coppia normale, una donna e un uomo come gli altri. Una risposta ai sogni di grandezza ed ai disumani progetti dei loro padri.

Alberto Brazzale

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