Diventa eterna sulle pagine di un libro la storia di Alfredo Dalla Vecchia, giovane soldato originario di Malo, perseguitato dalle fauci di guerre che odiava.

Un giovane marito e padre di famiglia, che mai avrebbe voluto riempire di piaghe dolorose la propria vita, trascinato contro il suo ideale pacifista tra i due conflitti mondiali, dalla guerra d’Africa fino in Russia.
Nello scenario di combattimenti e prigionia di Alfredo, si stagliano inamovibili la moglie Filomena Raffaelli e i due piccoli figli, che per 10 anni aspettano il suo ritorno.

“So che tornerai”, il titolo del libro scritto dal figlio più giovane  Pierpaolo Dalla Vecchia, che verrà presentato venerdì 10 novembre alle 20.30 nella sala consiliare a Malo, dinanzi a Lidia Menapace, 93 anni, staffetta partigiana, senatrice della Repubblica italiana, nonché pacifista e femminista.

Pier Paolo Dalla Vecchia Tre parole ripetute in cantilena da Nella, ‘so che tornerai’, a scacciare quella paura che giorno e notte la dilaniava, ma che la rendevano forte per i suoi bimbi, nell’attesa del ritorno del marito Alfredo, trascinato dapprima tra le efferatezze in Eritrea, poi nella sanguinosa guerra di Grecia ed infine dato disperso qualche anno più tardi sul fronte russo del Don.

Il soldato che non voleva fare la guerra
Alfredo è nato a Malo nel 1911 e quando ha vent’anni si trasferisce a Bolzano dove fa il restauratore ed il pittore.
Conosce Nella e solo dopo pochi mesi di fidanzamento è costretto a lasciarla: viene chiamato alle armi, per combattere in Eritrea nel 1935 come caporale del Genio telegrafisti.
Sarò l’inizio di un lungo calvario, che durerà 10 anni che lo vedrà costretto ad abbandonare la sua casa ed il suo lavoro, per tre volte con destinazione l’inferno dei combattimenti.
Una seconda chiamata alle armi nel 1941 lo porta via dal focolare domestico, dopo soli due anni dalle nozze con Nella ed un bimbo in fasce,  parte per la  Grecia dove si troverà muso a muso con l’odio e il razzismo, perpetrato da ufficiali italiani,  che non finiranno mai di sconvolgere il suo credo nell’uguaglianza.
La terza ed ultima cartolina per il fronte reca la destinazione del fronte del Don in Russia, dove verrà dato per disperso: parte il 16 luglio del 1941 nella Nona Compagnia, quarto battaglione Genio alpini, lasciando la moglie in attesa del loro secondo figlio.

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L’attesa, tra paura e speranza
A casa lo aspettano la moglie e i due figli, il più piccolo che lui vedrà per la prima volta quando il bimbetto ha già quattro anni, dopo una prigionia che lo vede subire ogni angheria da parte dei suoi aguzzini, gli ultimi dei mongoli che lo rinchiudono in un gulag, non esitando a bastonarlo sul corpo con ogni pretesto.
Nella in cuor suo sa che il giovane marito non la abbandonerà mai, seppure non abbia alcuna sua notizia, finché l’11 novembre un ‘fantasma’ compare a Bolzano: è Alfredo provato nel fisico, e nell’animo, da tanti combattimenti e pene che non aveva voluto.

“Sono tornato dall’inferno”, le sue prime parole, a volere quasi esorcizzare quanto aveva vissuto.
Alfredo e Nella riallacceranno poi una vita assieme, mettendo al mondo il terzo figlio Pierpaolo, cresciuto tra le vicende del padre narrate in casa,  travasate nel suo libro.
Memoria della grande storia d’amore dei suoi genitori, frustata da immensi dolore, ma così forte che ha vinto ogni conflitto.

Paola Viero

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