E’ tempo di caccia e come ogni anno gli animalisti affilano le armi e promettono battaglia contro il bracconaggio e le intemperanze di alcuni seguaci di Diana.

 

Sono già 19 infatti le denuncie alla procura avanzate dalle guardie zoofile dell’Enpa relative ai casotti e alle altane da caccia abusivi in tutto il vicentino, ma secondo l’associazione animalista il loro numero sarebbe ben altro se una fuga di notizie continua, sembrerebbe addirittura dagli uffici comunali, non allertasse i furbetti del capanno.

 

L’Enpa infatti, concluso il primo sopralluogo nelle zone di caccia e scovate le strutture abusive, di prassi chiede agli uffici comunali del territorio interessato di confermare la presenza o meno di autorizzazioni edilizie. E qui viene il bello. A seguito di un secondo sopralluogo, fatto dall’Enpa visto che spesso al comune non risulta affatto la presenza di strutture abusive, le guardie zoofile si sono accorte molte volte che casotto e altane non autorizzate amano smaterializzarsi per magia. Ovviamente a pensar male fanno prestissimo. In particolare che una ‘talpa’ negli uffici comunali ci abbia messo lo zampino.

 

Ma per la gioia dei paladini della legalità è bene specificare che lo smantellamento in fretta e furia della struttura abusiva non estingue il reato. E’ molto chiara la legge regionale 50 del 1993, e la denuncia farà il suo corso anche in assenza di casotto, se le prove di una recente demolizione non lasciano dubbi. Ricordiamo che fu proprio il beniamino dei cacciatori Berlato  che nel dicembre dello scorso anno, andò a modificare la legge 50, permettendo sì al cacciatore di costruire la struttura per la caccia o a terra o in elevazione, ma solo durante il periodo venatorio, e ne dettagliò le modalità di smantellamento.

 

M.B.

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