“E’ un’assurdità oltre che un’invasione della privacy”, con queste parole Francesco Crivellaro dirigente reggente dell’istituto comprensivo di Thiene, oltre che dirigente a Schio, commenta il decreto legislativo che prevede l’obbligo di rendere pubblici i redditi e patrimonio, compresi quelli del coniuge e dei parenti se consenzienti.

La recente modifica alla legge 190/2012, sulla prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, ha montato sin da subito la polemica negli ambienti scolastici, equiparando i presidi ai politici ed ai dirigenti di vertice della pubblica amministrazione.

In poche parole la norma prevede che siano rese pubbliche le dichiarazioni dei redditi dei dirigenti scolastici e dei suoi parenti fino al secondo grado (figli, genitori, nonni, fratelli, sorelle, nipoti in linea retta), onnicomprensive dei beni immobili e mobili, azioni e partecipazioni di società.

Per i parenti, che non comunque non configurerebbero come nominativi ma solo ad individuazione del patrimonio familiare complessivo, vale l’opzione del consenso a tale pubblicazione, per i presidi il d.lgs 97/2016 non lascia scappatoie e dovranno produrre la documentazione richiesta al proprio ‘datore di lavoro’ per ottemperare all’obbligo, che al momento slitta al 31 marzo.

“Il mio compenso come dirigente scolastico è già online e trovo assurdo che vengano resi pubblici i redditi del mio nucleo familiare – continua Crivellaro – E’ un attacco alla privacy, che non trova alcun ragione all’interesse pubblico, una distorsione del principio del pubblico controllo, perché come dirigenti scolastici il nostro operato è già sottoposto al controllo dagli organi preposti”.

Nel frattempo l’ufficio regionale scolastico del Veneto resta in attesa di indicazioni da parte del Miur sull’ambito oggettivo e soggettivo dell’obbligo, nonché sulle modalità di pubblicazione, per darne tempestiva comunicazione ai dirigenti scolastici.

Paola Viero

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