A prima vista sembrano solo dei ruderi di torrioni di chissà quale epoca ed edificati con chissà quale scopo, abbandonati a sé stessi e all’incuria del tempo tra la vegetazione incolta lungo il torrente Astico.

 

Invece i resti delle due torri poste nel punto più stretto della valle dell’Astico (la Sengia) sul territorio amministrativo di Cogollo del Cengio, ma in un punto geograficamente vicino ai comuni di Valdastico (Barcarola e Pedescala) ed Arsiero (zona Pria), sono ciò che rimane di un sistema di fortificazione edificato in un’epoca, il medioevo, in cui le devastazioni terrorizzavano i nostri antenati, che tiravano a campare in piccoli villaggi circondati dai boschi.

 

E sembra che adesso per loro, grazie ai fondi ‘odi’ stanziati per i comuni di confine con le provincie autonome di Trento e Bolzano, ci sia in programma un bel restauro che ne bloccherebbe il degrado, dal valore di 300 mila euro.

 

Ben visibili dalla nuova ciclabile che collega il ponte della Pria col ponte di Pedescala, poste sulla riva sinistra dell’Astico, potrebbero diventare un importante punto attrattivo per il turismo ciclopedonale, che proprio grazie alla ciclabile ha negli ultimi anni avuto un notevole incremento. La ‘torre alta’ ha i lati di più di 9 metri di lunghezza ed è alta circa 15 metri, mentre la ‘torre bassa’ è meno imponente ed è posta più a valle. La più che probabile edificazione durante il XI o XII secolo potrebbe però nascondere delle più antiche fondamenta romane.

 

torri-di-pedescala-ubicazione

A credere nelle loro potenzialità turistiche ed anche nella necessità di salvare un così antico segno del nostro passato è il ‘comitato per la salvaguardia dei torrioni dell’alta valle dell’Astico’, nato spontaneamente da un gruppo di appassionati con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni verso la salvaguardia della storia locale. Tra i suoi membri fondatori Gino Sartori e Riccardo Lucca di Valdastico, appassionati cultori di storia locale, e l’archeologo Michele Busato, anche lui di Valdastico, ma residente a Velo d’Astico. ‘Le due torri – ha dichiarato Busato – sono la parte più visibile della chiusa della Val d’Astico, antica zona difensiva della via Germanica. Oltre alla loro valenza storica, sono una specie di biglietto da visita per chi entra nella nostra valle’.

 

I 300 mila euro dovrebbero arrivare grazie alla richiesta fondi per i territori di confine avanzata formalmente dal comune di Pedemonte, che interesserà i territori di Laghi, Arsiero, Tonezza, Cogollo Valdastico, Lastebasse e la stessa Pedemonte, focalizzati sulla realizzazione del 2° stralcio della ciclopedonale da Valdastico a Lastebasse e il conseguente recupero di tutti gli elementi di valenza storico e culturale presenti lungo il percorso.

 

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In attesa dei fondi, che verranno usati per mettere le mura in sicurezza e dare una collocazione alle pietre cadute all’interno delle fortificazioni, il comitato propone nel frattempo conferenze pubbliche per far conoscere la storia degli edifici e una raccolta fondi grazie alle ‘groste de formajo’ dell’azienda del sindaco di Valdastico Claudio Guglielmi, distribuite alle sagre paesane. Sono stati coinvolte anche le scuole medie di Valdastico con l’omaggio di libretti informativi ed una uscita a maggio per fare conoscere da vicino i torrioni ai ragazzi. E durante le festività natalizie dello scorso anno sono state anche illuminate per alcuni giorni. ‘E’ stato uno spettacolo suggestivo – ha raccontato Lucca – che riproporremo anche quest’anno. E con i finanziamenti possiamo pensare ad una illuminazione ancora più articolata e visibile dalla valle’.

 

roberto carotta

‘Stiamo aspettando – ha dichiarato invece il sindaco di Pedemonte Roberto Carotta – che l’ente preposto, il ministero dell’economia e delle finanze di Trento, deliberi finalmente al riguardo. E’ un atto formale necessario per dare il via libera al finanziamento, e che ci confermi anche l’importo esatto’.

 

E intanto i membri del comitato non nascondono la possibilità che il restauro, oltre a fermare il degrado dei torrioni, possa far luce su un mistero che accompagna la storia delle torri, e cioè che possa esistere una galleria sotterranea di collegamento tra le due, che permetteva forse un rapido trasferimento in caso di pericolo.

 

 

Marta Boriero

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