L‘avrà salvata Dio dal ‘salasso’ statale. La Chiesa non dovrà pagare l’Imu sugli immobili. Fa cilecca il M5S, che lo scorso novembre, tra gli oltre 4500 emendamenti presentati per modificare la legge di Bilancio 2020, aveva inserito quello relativo al pagamento dell’Imu-Ici anche per la Chiesa Cattolica e i suoi immobili adibiti a bar, ristoranti, alberghi e ospedali.

In pratica, la proposta a firma di Elio Lannuti, sottoscritta da 76 senatori grillini, recitava che “la Chiesa dovesse sborsare soldi per tutti quegli esercizi commerciali che fanno pagare per la prestazione del servizio offerto o anche all’erogazione di servizi ospedalieri o sanitari a pagamento in percentuale pari o superiore al 30% rispetto al fatturato complessivo dell’azienda”.

E non solo, sempre l’emendamento Lannutti stabiliva che venisse imposto a tutte e associazioni o le società legate alla religione cattolica e le congregazioni religiose che fanno capo alla stessa confessione il cui fatturato è pari o superiore a 100.000 euro annui, l’obbligo di farsi convalidare il proprio bilancio da un certificatore esterno tra i professionisti del settore. In caso di infedele convalida, tale certificatore verrebbe punito con una condanna da 3 a 5 anni di reclusione.

Ma hanno perso la ‘crociata’.

Gli esperti del Campidoglio, incaricati del censimento, hanno deposto le armi: “impossibile censire tutti gli immobili, circa 10mila: troppi intestatari”. E così, dei 200 milioni annui che il M5S riteneva entrassero nelle casse dello Stato non arriverà un euro.

P.V.

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