Non solo la Miteni al centro del ‘Caso Pfas’ in Veneto, ma anche centinaia di aziende che dovranno essere censite e controllate. A dirlo il Tribunale Superiore della Acque Pubbliche.

Ne ha preso atto pochi giorni fa la Regione del Veneto che con un proprio decreto definisce il piano di interventi e di programma per censire e monitorare le centinaia di aziende che utilizzano le molecole Pfos e Pfoa, dopo la decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche.

“Con l’intervento del Tribunale e la relazione allegata al nuovo decreto regionale del 7 marzo, il problema si rivela per quello che noi avevamo sempre sostenuto –  commenta la Miteni di Trissinio – Va controllato chi oggi utilizza Pfos e Pfoa, molecole che l’azienda non produce più dal 2011. La relazione allegata al decreto indica modalità e tempi per questi interventi, entrando nel dettaglio. Tra le criticità il testo specifica che nel territorio vengono utilizzati prodotti “che si ritengono privi di Pfas dove invece non vengono semplicemente misurati perché mascherati da altri composti” indicando tra i cicli di lavorazione “ad esempio quelli utilizzati per dare alle pelli caratteristiche di idro-oleo repellenza, ovvero quelli utilizzati in talune attività galvaniche o in altre lavorazioni quali produzioni tessili, cartarie, farmaceutiche  con diverse formulazioni. La relazione precisa anche che “spesso gli utilizzatori dei prodotti chimici, a volte anche i fornitori stessi, non ne sono a conoscenza, vista l’assenza di indicazioni specifiche nelle schede tecniche di sicurezza” che prevedono che non sia obbligatoria l’indicazione di Pfas quando presenti in concentrazioni inferiori a 10 mg/l. In sostanza vengono utilizzate formulazioni che se contengono meno di 10.000.000 ng/litro di Pfas non è obbligatorio nemmeno indicarli in etichetta. La relazione afferma poi che “la più recente revisione del documento Brefs – le note tecniche che portano alla definizione delle migliori tecnologie disponibili – indichi come applicabile la sostituzione dei Pfas a 8 atomi di carbonio con altri composti appartenenti ala stessa famiglia a più basso peso molecolare (a 4 atomi di carbonio)”.

La decisione adottata in sede cautelare dal Tribunale e il decreto regionale sono la conferma della situazione reale così come riportata da mesi da noi –  conclude l’azienda chimica di Trissino- Cioè che ci sono decine o centinaia di aziende che utilizzano e scaricano da decenni e ancora oggi Pfas a catena lunga senza alcun controllo. In Miteni prendiamo atto del nuovo contesto che finalmente affronta con realismo una situazione che era davanti agli occhi di tutti e ribadisce la sua piena disponibilità a collaborare con le istituzioni, sia a far parte con i propri tecnici del “gruppo di lavoro” istituito dal decreto per raggiungere gli obiettivi del protocollo, sia per trovare nuove soluzioni per la sostituzione o la cattura dei Pfas a catena lunga nei cicli produttivi delle industrie del territorio”.
P.V.
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