“Una birra e uno spritz”. Tutto questo all’interno del Campus di Schio, tra 5mila studenti dai 14 anni in sù. Col Comune che si incassa il 5% degli scontrini staccati al bar.

Aprirà i battenti lunedì prossimo la nuova caffetteria al Faber Box, il centro servizi del campus, dove verranno serviti non solo i pasti agli studenti ma, dalle sei di sera in poi, anche la birra.
Il tutto alla stregua di una concessione data dal Comune di Schio alla Food24 Srl di Zanè.  L’unica ditta che, alla fine, si è fatta avanti per gestire la mensa ed il bar. Al costo di un affitto annuo di poco più di 15mila euro e col patto di dare al Comune una parte degli incassi del bar, il 5%.

Una mescita non scelta dal gestore, ma stabilita dall’amministrazione comunale che lo ha messo nero su bianco sul bando pubblico. “Dalle 18 in poi è consentita la somministrazione di birra”, con la precisazione “che è vietata la somministrazione, sia nel locale che nelle aree di pertinenza, di bevande alcoliche e superalcoliche durante gli orari scolastici”.

‘cincin alle 18’
Quindi, dopo, sarà possibile farsi una bevuta e, prendendo alla lettera quanto scritto nel bando, nel Campus scatterà il cincin, anche  tra un negroni e l’altro, mentre i ragazzi ancora bazzicano lì, in attesa dell’autobus che li porta a casa.

Che fine fanno, quindi, le campagne contro il consumo di alcol, pompate ovunque, al fine di educare i più giovani a non abusarne? Basterà appendere un cartello che ricordi che è ‘vietata la vendita e somministrazione ai minori di anni 18’,  per non fare radicare in loro la voglia di bere?  Mettendoglieli sotto al naso, non si correrà il rischio di avviare una diffusione sociale al consumo di alcolici? L’appellarsi al senso di responsabilità, che sicuramente ogni adolescente dovrebbe coltivare, stride non poco di fronte la scelta di un Comune a consentire, ma soprattutto decidere, lo smercio di sostanze alcoliche dentro un locale che pullulerà di ragazzini.

A destra e a manca si fanno serate su serate, per sradicare il concetto che l’alcol possa essere un amico, che il suo abuso rovina non solo la vita di chi non può farne a meno, ma trascina nel baratro anche chi gli sta attorno. L’ambiente scolastico, ma non inteso nelle mere aule, dovrebbe essere fucina di una cultura oltre quella del testo scolastico, dedita ad insegnare ai giovani a far di conto sì coi numeri, ma anche con se stessi.

“Basta col proibizionismo”
Mettere al bando bottiglie e lattine, però, non avrebbe alcun senso per l’amministrazione comunale. “Fino a prova contraria il proibizionismo non ha mai funzionato – commenta l’assessore alle politiche sociali, Barbara Conzato, che ha curato e seguito l’iter per l’apertura della caffetteria – Fare i ‘duri e puri’ non serve. Abbiamo dato al gestore regole e prescrizioni su come somministrare l’alcol che, durante l’orario scolastico, non ci sarà. La decisione di venderlo nel campus è stata presa dall’amministrazione comunale, dopo averne parlato anche coi dirigenti scolastici delle scuole”.

“La caffetteria non è solo al servizio degli istituti scolastici, ma anche dei futuri fruitori della palestra in costruzione – ci tiene a precisare il sindaco di Schio, Valter Orsi  -È vietata comunque la vendita durante gli orari di frequenza scolastica, anche pomeridiana.  Come del resto, tutto il Faber Box non è al solo servizio degli istituti, ma avrà un servizio molto più ampio, legato anche al mondo del lavoro. Non abbiamo costruito una ‘scuola’, ma una struttura che avrà un ruolo ben più ampio – conclude Orsi – Comunque non ci sarà nessuna somministrazione di birra nell’ambito di orari di istruzione”.

La struttura tirata su in via Tito Livio, non sarà una scuola, ma è comunque crocevia di 7 scuole superiori. Ogni giorno si riempiono di migliaia di  ragazzi, “il 60% per cento degli studenti arrivano da fuori città”, sottolinea l’assessore Corzato. Una percentuale che potrà sicuramente fare onore alle proposte didattiche scledensi, ma che non offre un giusto appiglio al ‘perché’ portare l’alcol in un ambiente ad alta frequentazione di minorenni.

pasto riscaldato, ‘con un clik’
Non solo birra nei 230 metri quadri del Faber Box. Dopo la colazione delle 7 con caffè e brioche,  gli studenti del Tron, del Garbin, del Pasini, del De Pretto, del Martini, dello Zanella, oltre a quelli del centro professionale Don Bosco e del Diskos, potranno anche mangiare.  Prenotando il proprio pasto con un click sull’app installata nel cellulare, o dal pc. Un piatto che varierà secondo le stagioni, tenendo conto anche delle intolleranze o di allergie. Il tutto verrà riscaldato in forno a microonde.
Ancora prima di essere servito, il pranzo automatizzato sta già suscitando perplessità in alcuni genitori: “Non potevano allestire una mensa, preparando dei pasti freschi di giornata, anziché caricare quelli preconfezionati, da riscaldare nel fornetto?”
Non è dello stesso avviso l’assessore Corzato: “La varietà e la qualità dei pasti soddisferà appieno le esigenze degli studenti: in tutto ci sono 180 portate diverse, con la specifica degli ingredienti per ciascuna –  continua – I pasti sono preparati dalla cooperativa Verlata di Villaverla, che ha stretto un accordo con Food24. Saremo in grado di servire un centinaio di ragazzi contemporaneamente, lasciando a loro 45 minuti per mangiare in tranquillità”.

bacco&tabacco?
Dopo la birra, una ‘cicca’ nell’area ‘smoking’ del Campus, sfruttando i nuovi 4 nuovi posacenere acquistati dal Comune. “Sappiamo che fumano anche i giovani, così nell’area esterna abbiamo deciso di mettere i posacenere – conclude l’assessore Corzato – In accordo col servizio ‘guadagnare salute’ dell’ulss”.

Tra ‘fumi e spirito’, e in attesa che venga costruita la palestra vera, da lunedì apre i battenti al campus di Schio una ‘palestra di vita’? Dove i più giovani potranno forgiare la mente a non cadere in tentazione. Per la serie,  “resisti ragazzo e sii forte”.

Paola Viero

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