Estate bollente in fatto di scuolabus. A settembre le famiglie potrebbero trovarsi a pagare una quota triplicata. Passando dai circa 300 euro a oltre 1000 euro, per lo scuolabus che porti il proprio figlio alle elementari o alle medie. Comuni sul piede di guerra che chiedono al Governo di intervenire per evitare il salasso a mamme e papà.

L’allarme parte col recente principio enunciato dalla Corte dei Conti, sezione regionale di controllo del Piemonte: “il servizio di trasporto pubblico scolastico (scuolabus) deve avere a fondamento una adeguata copertura finanziaria necessariamente riconducibile alla quota di partecipazione diretta da parte degli utenti, quota la quale, nel rispetto del rapporto di corrispondenza tra costi e ricavi, non può non essere finalizzata ad assicurare l’integrale copertura dei costi del servizio”. In soldoni, per la Corte dei Conti, lo scuolabus non è un servizio a domanda individuale. Per capire ancora meglio cosa si intende ‘servizio a domanda individuale’, basti pensare all’asilo nido o alla mensa scolastica. Ma non il pulmino.  Così per i magistrati contabili che hanno affermato che debbano essere le famiglie a coprirne integralmente i costi sostenuti dal Comune. Un’interpretazione che ha smosso l’Anci Veneto, chiamando in causa i propri Comuni, oltre a manifestare la propria preoccupazione a Matteo Salvini, quale ministro dell’interno e ad Alessandra Locatelli neo ministro per la famiglia e la disabilità. Una missiva che parla di disfatta in fatto di aiuto e sostegno alle famiglie.

cosa accadrà a settembre nell’alto vicentino?
Anche nell’alto vicentino, per quei Comuni in cui è previsto lo scuolabus, l’allarme sta crescendo. Con amministrazioni comunali che appoggiano Anci Veneto. Come a Sarcedo. Dove ci sono 65 alunni, tra elementari e medie, che fino allo scorso giugno sono andati a scuola col pulmino. Ragazzi e ragazze per i quali, mediamente, ciascuna famiglia ha pagato sui 300 euro e che a settembre potrebbero pagarne quasi 1100. “Siamo molto preoccupati- commenta il sindaco Luca Cortese, che ha portato in giunta la vicenda-Il servizio annuo costa sui 70mila euro. Se ci allineiamo a quanto deliberato dalla Corte dei Conti dovremmo farli pagare tutti ai genitori”. Un obbligo che, se non ottemperato, potrebbe fare calare l’ombra del danno erariale sul Comune. “Bisogna che il Governo modifichi quanto interpretato dai magistrati contabili, inserendo il trasporto scolastico a ‘tariffa individuale’-continua il primo cittadino di Sarcedo- Manca poco a settembre e ancora non sappiamo cosa accadrà quando verranno presentate le domande per usufruire del pulmino. E’ una follia che le famiglie si trovino a pagare tutto”.

Una misura che non interesserà Thiene dove da 3 anni, e per i quartieri di Rozzampia e Santo-Lampertico, lo scuolabus è andato in pensione. “Grazie ad un accordo siglato con Svt gli alunni raggiungono le scuole medie Bassani e Ferrarin usando i servizi di linea- spiega l’assessore all’istruzione Maria Gabriella Strinati- Per loro viene staccato un abbonamento agevolato. Per gli alunni delle elementari, invece, il trasporto pubblico non c’è”. “Frequentano infatti le scuole di quartiere, e al di sotto dei 2 km di tratta per cui scatterebbe l’obbligo del servizio” precisa il sindaco Giovanni Casarotto.

A essere maggiormente colpiti dall’interpretazione della Corte dei Conti quei Comuni con le scuole accentrate e bambini che abitano nelle frazioni. Come Breganze coi suoi circa 80 alunni che ogni giorno prendono lo scuolabus, pagando sui 300 euro. Se venisse applicato il parere della Corte dei Corti il conto lieviterebbe a 1000 euro. “Auspichiamo che il Governo si renda conto delle enormi difficoltà che ciò creerebbe in relazione a un servizio che è essenziale per quei bambini che abitano più lontano dalle scuole- dichiara il sindaco Piera Campana- Se non verrà modificata la normativa con l’inserimento nell’elenco dei servizi a domanda individuale anche del trasporto scolastico, allo scadere del contratto di trasporto in essere con le ditte dovremo arrivarci per attuare un servizio di trasporto municipale in convenzione. Si tratterebbe dell’ennesimo aggravio per le famiglie in netto contrasto con le politiche di sostegno alla natalità tanto sbandierate e mai attuate in un paese che soffre di un tasso di natalità travi più bassi d’Europa, e dell’ennesimo problema che viene scaricato sulle amministrazioni comunali che ormai sono oberate sempre di più da incombenti per risolvere questioni da sempre rinviate”.

Linea dura per Mosè Squarzon, alla luce anche della nota di Anci Veneto. “A Monte di Malo verrà mantenuto il servizio così come è, anzi- spiega il sindaco- Per aiutare ancora di più le famiglie, ed attirarne ancora di più a far usare lo scuolabus, andremo a mettere in campo l’erogazione di contributi. Come per i libri che i loro figli usano a scuola. Annualmente la nostra amministrazione comunale spende 64mila euro per mettere in strada lo scuolabus per circa 100 alunni. Le famiglie concorrono al 36%, con 22mila euro. Noi vogliamo mantenere il servizio. Per questo, dopo agosto, con apposita delibera andremo a motivare che lo scuolabus, vista anche la disposizione territoriale del nostro Comune, è un servizio pubblico ed essenziale”.

Paola Viero

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