“Boccia riprenda le nostre trattative sull’autonomia”. Erika Stefani, ex ministro per le Autonomie e gli Affari Regionali, non smette di lanciare chiari segnali di sfida al suo successore Francesco Boccia, che dopo aver sostituito la parola ‘autonomia’ con ‘sussidiarietà’ e aver dichiarato che il percorso è più facile dove i temi di natura fiscale non sono prevalenti, ha comunicato di essere pronto con una ‘legge quadro’ entro l’anno e ha annunciato di avere “fatto dei passi avanti con Luca Zaia”.

“Da Boccia c’è solo propaganda – ha commentato la trissinese Erika Stefani – Chieda a Conte a che punto eravamo. Da quando Boccia è ministro nessuno ha visto alcun atto tranne meri propositi che tra l’altro buttano nel limbo la autonomia. Basterebbe chiedesse al suo presidente del consiglio Conte, visto che c’era fin dall’inzio e con il quale mi sono sempre confrontata e che c’era e presiedeva i vertici di luglio e agosto fra tutti i ministeri dove del testo si è a lungo parlato, discusso e addirittura steso una versione sulle singole materie voluta dai Cinque Stelle. Al Ministero lo scorso anno si è lavorato con serietà per far una lunga e laboriosa trattativa per avere da parte delle singole amministrazioni per arrivare alle proposte di autonomia tanto che anche il Ministero della economia e finanze a febbraio 2019 aveva dato il suo placet. Il tempo perso è quello che si passa denigrando il lavoro altrui. Che Boccia riprenda le trattative lasciate a fine agosto andando avanti e dando finalmente risposte alle legittime richieste avanzate dai territori”.

Dal canto suo Boccia, non ha mai nascosto di voler dare all’autonomia un’impronta completamente diversa, dalla quale emerga la volontà di “non lasciare indietro nessuno”.

Dalla prossima settimana intanto sarà la regione Toscana a vedere avviati i negoziati, visto che secondo Boccia l’autonomia toscana è più interessante rispetto a quella richiesta da altre regioni poiché “punta alla semplificazione, alla sburocratizzazione dei processi e tocca meno le questioni fiscali”.

Per quanto riguarda l’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna “non eravamo a buon punto, ma eravamo a un punto che ritengo fosse solo un punto di partenza – ha detto Boccia – Non voglio più sentir dire che prima erano a un buon punto. Ho trasmesso a Zaia, Fontana e Bonaccini gli atti che ho ereditato dal Governo precedente, che raccontano la verità e non la propaganda su quello che si erano dette le amministrazioni locali e l’esecutivo. Gli atti li ho trasferiti alle singole Regioni e chiunque può chiedere loro accesso agli atti. Non lo farò io, perché per me è una cosa passata”.

Boccia ha aggiunto che per l’autonomia differenziata delle Regioni “la scuola regionalizzata non è oggetto di negoziato. Sul negoziato con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non c’è una tabula rasa – ha proseguito – La narrazione era che si fosse lì lì per chiudere, ma ho trovato tanti ‘no’, che non sono arrivati dal Pd o dal M5s, ma per esempio dall’ex ministro Bussetti, che però voglio difendere. Non penso che remasse contro: se alcuni uffici delle amministrazioni centrali competenti dello Stato hanno detto ‘no’ ad alcune proposte avanzate nell’ambito del negoziato, ha sottolineato il ministro, lo hanno fatto perché erano palesemente incostituzionali. Adesso recuperiamo le parti dove c’è convergenza: sono tante con l’Emilia Romagna, dove l’impatto fiscale è più ridotto, tante col Veneto, e abbiamo fatto passi avanti in questi primi giorni con Zaia, e ce ne potrebbero essere con la Lombardia se cambiasse posizione sulla scuola. Nella Legge Quadro voglio tirar dentro il ruolo delle città metropolitane – ha concluso Boccia – Poi toccherà ai presidenti delle Regioni. Alcune funzioni devono essere affidate alle città metropolitane, l’intervento nelle periferie è una di queste”.

A.B.

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