Venerdì 29 settembre Schio si fa in due per rendere omaggio a suor Luisa Arlotti, infermiera e partigiana. Protagonista, anche se poco riconosciuta, della resistenza scledense salvò la vita a partigiani  quando era direttrice dell’asilo Rossi.

Dopo due anni di attesa, sembra finalmente trovare ‘luce’ la targa commemorativa a Schio in ricordo di suor Arlotti,  canossiana e  nominata nel 1975,  dal presidente della repubblica Giovanni Leone, Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”, dopo che il Ministero della Difesa le assegnò la qualifica di ‘partigiana combattente’.

Un omaggio che verrà reso la mattina alle 10.30 nella piazzetta a lei dedicata un anno fa, di fronte all’asilo Rossi, con la scopertura della targa commemorativa che l’amministrazione comunale di Schio dedica a suor Luisa Arlotti.
Presenti alla cerimonia la Madre Superiora, gli alunni dell’Istituto Canossiano e delle scuole superiori della città, i presidenti Anpi di Schio, le autorità civili militari oltre a Michela Scolaro.
piazzetta suor luisa arlotti schio
In un’atmosfera di tenera e rispettosa intimità sarà invece la “Serata in ricordo di madre Luisa Arlotti” che si terrà nella Sala Turbine al Lanificio Conte di Schio alle 20.45, dove sarà presente Ugo de Grandis  autore del libro “Madre Luisa Arlotti, canossiana, infermiera, partigiana” che ne narrerà la storia, seguita da un monologo scritto da Rudy Anselmi e recitato da Emma Bolcato.

Chi era suor Luisa Arlotti
Ne incide la memoria sulle pagine del suo libro Ugo De Grandis, ma preme ricordare che proprio nell’asilo Rossi, che si affaccia sulla piazzetta a lei dedicata, nel giugno del 1944,  nascose due partigiani, ‘Crinto’ e Lancia’ al secolo Enrico Penzo e Luciano Dalle Mole. I due, poco più che diciannovenni, erano rimasti feriti gravemente a Vallortigara sotto il fuoco nemico e vennero prontamente accolti da suor Arlotti, che li nascose e li curò in una piccola stanza del sottotetto dell’asilo Rossi, celandone la presenza alle altre suore.

Un gesto che poteva costarle la vita, attinto dalla sua fede, da parte della suora piena di coraggio che non mostrò cenni di paura o nervosismo quando, dopo un’anonima segnalazione al comando tedesco locale, si trovò a fronteggiare un gruppo di tedeschi e fascisti, arrivati all’asilo per perquisirlo da cima a fondo e trovare i due ragazzi. Cosa che non avvenne perché la sicurezza di suor Arlotti, li destabilizzò e il gesto di lei nel consegnare le chiavi dell’asilo mandò a monte l’intera spedizione del gruppo.
Dopo  ‘Crinto’ e  ‘Lancia’, tanti altri furono i partigiani ed ex prigionieri alleati che in quella stanza, posta nel sottotetto dell’ala sinistra dell’asilo Rossi, trovarono la salvezza. Uno schierarsi che non piacque, in maniera trasversale, lapalissianamente alle S.S. e alla Brigata Nera che la arrestarono e dall’allora vescovo di Vicenza che, seppure intercedette per la sua libertà dopo la condanna all’ergastolo tramutata in 25 anni di reclusione, la punì allontanandola da Schio, dove tra gli antifascisti lasciò un vuoto enorme.

Paola Viero

 

 

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