Il botto iniziale d’avvio e poi il ronzio continuo del motore dell’impianto che riscalda la palestra, a due metri dalle finestre di casa sua. Da oltre 8 anni una thienese vive un dramma: “Non ne posso più, è un inferno: questo non è vivere”.

Da quando si è sposata e si è trasferita a Thiene, la sua vita è diventata “una vera e propria sofferenza per quel motore che si accende”, è lo sfogo di C.Z. che è andata abitare in uno dei due appartamenti della casa “che c’era ben prima della struttura sportiva, perché ci hanno sempre vissuto i miei suoceri qua”.

L’impianto ‘sotto accusa’ è quello che riscalda la tensostruttura in via I° Maggio,  col motore piazzato a 2 metri da casa sua, sotto le finestre della sua cucina e della sua camera da letto.  Un tempo gestito dalla Provincia, perché palestra della succursale del liceo Corradini, fino al 2011 quando gli studenti vennero poi dirottati nella nuova sede in via Milano. Dal 2011 l’impianto va in completa gestione all’amministrazione comunale che, tramite apposite concessioni, di anno in anno ne consegna le chiavi alle associazioni sportive della città.

“Incubo che dura da 8 anni”
“Nel frattempo il mio problema non è mai cessato, con questo motore che parte con quel botto anche in piena notte, continuando a ronzare, lasciandomi insonne – racconta C.Z. – Perché nonostante fosse cambiato l’ente, le risposte erano sempre le stesse e non cambiava mai nulla. Sono 8 anni che sono costretta a convivere con questo rumore. Ho la camera da letto che si affaccia sulla palestra. Ed in mezzo, tra casa mia e la palestra, questo impianto che quando parte inizia il mio incubo: io quando posso riposare? Quando mi metto alla guida della mia auto o quando sono sul posto di lavoro? Se non posso riposarmi a casa mia, dove posso farlo?”.

palestra via I Maggio Thiene_1Racconta di averle provate tutte. Quanto meno ha scritto, a chi di competenza: “Sempre, con la speranza di essere ascoltata, ma soprattutto che si potesse trovare una soluzione a quella che sempre più è diventata una privazione al mio vivere”, racconta mentre sfoglia le email che ha inviato in Provincia prima e Comune poi.

“Non conto nemmeno più le telefonate che ho fatto in Comune”, spiega con un animo battagliero ancora vivo, dopo “tutti questi anni di disagio e violazione del mio diritto al riposo”.
Di risposte ne ha avute nel tempo spiega, comunque, ma il suo problema è rimasto. “Ad un certo punto pensavo che stessero trovando una soluzione” spiega prendendo in mano una lettera dell’allora assessore provinciale all’edilizia, e siamo ancora nel 2011, che le garantiva “un controllo del funzionamento della struttura”, arrivando a soppesare di “verificare alcune possibilità di insonorizzazione dell’apparecchio”.

“Un nulla di fatto – racconta – A distanza di anni il rumore dicostretta a combattere con questo rumore che non cessa mai secondo gli orari prestabiliti – continua – Anzi, si mette in moto anche quando la palestra non viene utilizzata, completamente vuota, nei giorni di festa”.

“Tutto questo spreco, chi lo paga?”
Oltre ad un disagio anche uno spreco quindi? Sembrerebbe di sì, come più volte denunciato, sia all’allora sindaco Busetti che all’attuale amministrazione targata Casarotto, inviando lamentale all’ufficio comunale allo sport.
“Mi è stato risposto che hanno fatto verificare e che non ci sono anomalie nell’impianto – continua la donna – Ma allora mi chiedo, se non ci sono anomalie e il riscaldamento dovrebbe funzionare non oltre le 21 e le 21.30, a seconda dei giorni e tenuta conto di quella ora in più dopo l’attività fisica, perché mi sono trovata l’impianto che funzionava ancora alle 22.30? Ho dovuto chiamare direttamente gli operai comunali affinché venisse spento”.
Forse il clima rigido di quest’inverno avrà pesato sull’accensione, ma il fatto che nei mesi scorsi sia entrato in funzione, per tre giorni di seguito, un dubbio sul corretto funzionamento dovrebbe farlo sorgere. E poco vale che sia un’azienda esterna a telegestirlo per il Comune, perché “è andato ventiquattro su ventiquattro, anche di notte e la palestra era chiusa – conclude – Ma tutto quel riscaldamento usato per niente, chi lo paga? Noi cittadini?”.

palestra via I Maggio Thiene_2
Anche chi usa la palestra ha problemi
A suffragare le lamentele di questa thienese anche chi l’impianto lo usa, portando i propri atleti a fare allenamento: “Fa le bizze, anche pochi giorni fa, e non era la prima volta, si è spento prima dell’orario previsto ed i ‘miei’ bambini, che vanno dai 6 ai 12 anni, si sono allenati al freddo – spiega Fide Davò della Real Thiene che nella palestra di via I° Maggio ci va due pomeriggi alla settimana – Il conto però lo pago pieno, perché dal Comune mi hanno risposto che se anche l’impianto non funziona, o funziona a metà, si paga comunque”.
Un funzionamento ‘che incespica’, quello del riscaldamento, che a Davò fa scoperchiare un vaso di pandora, in merito alla palestra di via I° Maggio: “L’assessore alle sport manda dei bambini e dei disabili a fare attività sportiva in un impianto non adatto a loro. Una struttura in cui piove dentro, sprovvista delle protezioni di sicurezza attorno ai pali in ferro della struttura – continua – Per questa categoria di atleti l’impianto è totalmente inadatto, a partire dagli spogliatoi, tra l’altro sempre aperti a tutti perché non esiste una serratura, passando per i servizi igienici”.
Fide Davò

E su quei buchi del telone di copertura, lo stesso Davò ha provato a porre rimedio, pur di non dovere dire ai suoi atleti “oggi non si gioca”. Causa le pozze d’acqua che si formavano sul campo da gioco quando pioveva. “Abbiamo chiesto al Comune se ci dava il trabattello interno, per operare in sicurezza – conclude – Ci ha chiamato, da parte del Comune chi dirige le squadre degli operai e dispone quindi dell’attrezzatura comunale e, in malo modo, ci ha risposto che per lui i bambini posso stare anche a casa loro. Per fortuna che, dopo le nostre lamentele, l’assessore allo sport ci ha promesso che nella prossima concessione, ci darà una corsia preferenziale per fare allenare i miei atleti nella palestra delle Scalcerle”.

Paola Viero

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