La polemica sul costo del sacchetto per la frutta e la verdura fa latrare il web, ma sembra che si fermi sulla soglia dei supermercati dell’alto vicentino.

Il pagamento di 1 centesimo per il sacchetto, a conti fatti, non ha scalfito le abitudini delle persone. Le verdure non hanno mai corso il rischio di afflosciarsi sugli scaffali, restando invendute, seppure  la nuova tassa, che sottrae dal portafoglio del consumatore dai 5 ai 12 euro all’anno, possa risultare più ingiusta che indigesta. Parola degli addetti ai lavori.

“Vendite regolari e nessuna lamentela”
E’ quanto  riporta Mauro Maggio alla guida di due supermercati, l’Eurospar a Thiene e l’Interspar a Schio: “Nemmeno nei primi giorni dal via all’obbligo del pagamento del sacchetto ho riscontrato grossi problemi – spiega – E questo grazie all’intelligenza e al sapersi tenere informata della mia clientela”.

ortofrutta supermercato maggio1

Tassa alla frutta
Forse la disinformazione alla base delle tante polemiche sorte in rete? Sembrerebbe di sì per Maggio che, dal canto suo, non ha registrato alcun calo nelle vendite nel reparto di ortofrutta: “Sono orgoglioso dei miei clienti – continua – Persone intelligenti che non si sono fatte prendere per il naso dalle tante chiacchiere mediatiche, ma che si sono correttamente informate, capendo molto bene che l’ennesimo balzello non finisce nelle tasche di noi commercianti”.

Una grana per i negozianti
Nessun affanno quindi per Mauro Maggio nel dovere spiegare, alla signora di turno, sul perché della “tassa alla frutta”, men che meno dovere placare quelle ire che i social pompavano: “Sapevano già tutto, anche del fatto che noi esercenti non ne possiamo proprio nulla – continua – E’ una legge imposta a tutti noi, non rientra nei nostri fatturati, anzi, crea più problemi a noi che ai consumatori”.
Perché, di fatto, se la cassiera incappa nella manchevolezza di battere il prezzo del sacchetto in cassa, o sorvola che pere e mele finiscano nello stesso, al negoziante costa e pure tanto: multe dai 2500 ai 25 mila euro, arrivando a 100 mila se il valore delle buste ‘evase’ supera il 10% del fatturato.

sacchetto bio ortofrutta supermercato maggio

“Ingiusta imposizione”
Ma il rospo più grosso che Maggio di rischia di ingoiare è la qualità resa al servizio del cliente: “Sono abituato a dare qualità alla clientela che mi ha scelto –  continua- Qualità che non si riassume solamente nei prodotti che seleziono, ma anche nel servizio che mi sono imposto di dare, per  rendere semplice la vita ai clienti”.

E secondo la filosofia di lavoro di Maggio, la novità del ‘sacchetto a pagamento’, può minare quella cura da lui tanto ricercata: “Con questi sacchetti, che sono più leggeri di quelli che c’erano prima, rischio di vedere clienti coi soli manici in mano, se li riempiono troppo”.
Perché, giocoforza, i negozianti hanno attrezzato con buste che costino sì il meno possibile, ma più leggere quindi meno resistenti: “Ci sono quelle che costano di più, e più resistenti, ma se le facessi pagare 1 centesimo al cliente prenderei la multa – si sfoga Maggio- Perché la legge mi impone come prezzo minimo, il costo che io pago a monte”.

photo_2018-01-22_12-03-38

Come altri esercenti, Maggio, ha voluto dare una doppia scelta alla clientela, mettendo al fianco dei sacchetti bio a pagamento, quelli di carta ‘total free’: “Ma per comodità la scelta ricade sui bio, tanto che nel punto vendita di Thiene ho già ritirato i sacchetti di carta, perché inutilizzati”.
Resta la convinzione, non solo a di Maggio, ma in generale che ben venga la causa pro-ambiente, favorendo la distribuzione dei sacchetti biodegradabili, ma che si poteva scegliere un’altra via per favore la riduzione dell’inquinamento: “Spero che ci ripensino e che tolgano l’obbligatorietà del fare pagare il sacchetto – conclude Maggio”.

calzolaio

Obbligo anche per farmacie e calzolai
Nelle pieghe della norma, non solo i supermercati, ma anche altre attività come farmacie e calzolai. Per quest’ultima la vicenda sta prendendo contorni che rasentano dell’incredibile, come sottolineato da Eugenio Moro presidente di categoria Confartigianato Veneto: “Molte delle nostre botteghe sono esenti dall’emissione dello scontrino, che ora dovranno fare comunque per un importo di pochi centesimi – continua spaziando nelle zona d’ombra della legge – Ad oggi non è nemmeno chiaro se sia possibile per il cliente, recarsi dal negoziante con una shopper sua, senza rischiare di fare incorrere il negoziante in una sanzione”.

Paola Viero

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia