“Fino a quando non verrà prevista la valutazione dell’impatto cumulativo sarebbe opportuna la sospensione di ogni autorizzazione alla realizzazione di centraline idroelettriche. Questo, a tutela del territorio e dei cittadini”.
E’ la presa di posizione in consiglio regionale veneto di Cristina Guarda (Alessandra Moretti Presidente), che ha presentato un’interrogazione in giunta in merito alle procedure regionali in materia di impatto ambientale.
Secondo Cristina Guarda, sarebbe fondamentale che le domande che riguardano l’installazione di centraline idroelettriche fossero valutate tutte insieme tenendo in considerazione l’intero territorio. Il problema reale, che era già stato evidenziato dall’amministrazione comunale di Valli del Pasubio e dal sindaco Armando Cunegato, è che le domande al momento vengono valutate singolarmente e questo rappresenta un pericolo per il territorio, che rischia di trovarsi ‘invaso’ da centraline.
Era solo dell’aprile scorso infatti l’ultimo ‘no’ di Cunegato e la sua giunta alla richiesta di un’azienda di Monteforte d’Alpone che pareva avere già iniziato l’iter burocratico per ottenere la concessione a derivare acqua per una centralina idroelettrica sulla Valle delle Erbe, nel quartiere Malunga. “La nostra amministrazione si oppone in maniera ferma a questi tipi di progetti che, seppur considerati eco-sostenibili, creano disastri nell’ecosistema di casa nostra, con impianti spesso molto invasivi, che prosciugano i già magri torrenti che scorrono a Valli – aveva commentato il primo cittadino di Valli – In momento storico molto particolare, tra l’altro, di pesante aridità del nostro territorio. Continueremo ad impegnarci nel contrastare, nei limiti delle nostre possibilità e di concerto con i numerosi comitati locali, i progetti che verranno presentati in futuro. Il nostro tesoro è il nostro territorio, e non smetteremo di batterci perché venga sempre rispettato, salvaguardato e valorizzato”.
Un pensiero condiviso da Cristina Guarda, che ha puntato i piedi in regione proprio per attirare l’attenzione sul problema ambientale posto dalla questione. “La mancata valutazione dell’impatto cumulativo di più derivazioni e impianti su uno stesso corpo idrico o corso d’acqua, comporta, laddove insistano più domande su tratti consecutivi che non sono in concorrenza, che le domande vengono valutate singolarmente – ha spiegato il consigliere AMP, che ha citato anche il caso di Crespadoro – Tutto ciò aggrava il rischio di ricadute peggiorative dal punto di vista ambientale e paesaggistico poiché non si tiene conto in maniera complessiva degli impatti di ampia scala, non limitati ad un singolo corso d’acqua bensì di bacino. Ci sono tante centraline nel giro di pochi chilometri, in due delle zone più preziose per quanto riguarda le fonti pure di acqua sorgiva. E invece queste risorse vengono intubate per chilometri, penalizzando un intero territorio, senza che venga restituito quasi niente in termini di produzione, visto che si tratta di impianti al di sotto di un megawatt. Pur essendo favorevole alle energie rinnovabili – ha continuato – credo debba essere messo un freno a progetti che hanno una bassa produzione ma un elevato impatto ambientale. C’è un evidente vulnus nella normativa veneta per quanto riguarda le valutazioni di impatto ambientale. La Regione – ha concluso Cristina Guarda – deve intervenire applicando norme nazionali ed espliciti richiami approvati nello stesso consiglio regionale, per rafforzare le procedure in materia, prevedendo espressamente la valutazione di impatto ambientale cumulativa dei progetti per l’installazione di impianti idroelettrici”.
Anna Bianchini