Un progetto di legge per tagliare le liste d’attesa in sanità in Veneto permettendo a chi aspetta oltre i termini di ottenere una prestazione privatamente e intramoenia, pagando lo stesso ticket che nel pubblico. Non solo, ma un secondo articolo vuole introdurre nella normativa regionale quanto già previsto nel Piano nazionale per la gestione delle liste d’attesa e nel Pssr: cioè lo stop alle prestazioni in regime libero-professionale nelle strutture dove le liste d’attesa nel pubblico sono troppo lunghe. Questo perché “prima vanno rispettati i tempi d’attesa nel pubblico, senza utilizzare il trucco del ‘galleggiamento’, e poi può essere svolta l’attività libero-professionale intramuraria che dev’essere sempre considerata un’offerta aggiuntiva, e mai sostitutiva per i pazienti”. La proposta arriva oggi dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle, a Palazzo Ferro Fini, Erika Baldin. La pentastellata parte dal fatto che ancora in Veneto “ci sono 150.000 cittadini in ‘galleggiamento’, cioè in attesa di ricevere la chiamata dal Cup per ottenere una prenotazione per una prestazione sanitaria”. Infatti, sottolinea, “le liste d’attesa in Veneto sono tutt’altro che azzerate come vorrebbe raccontarci qualcuno”. Così, l’idea è che chi non riceve nel pubblico la prestazione a cui avrebbe diritto entro i termini stabiliti dal medico di base, può ottenerla in regime di libera professione intramuraria “pagando lo stesso identico ticket: scriviamolo nella ricetta medica per informare i cittadini di questo loro diritto”, afferma la consigliera regionale. L’anno scorso, evidenzia poi Baldin, i veneti hanno speso 113 milioni di euro per visite a pagamento in libera professione intramoenia, “soldi sborsati dai cittadini che invece avrebbero diritto alle stesse prestazioni solamente pagando il ticket”.
Insomma, “un’evidente ingiustizia: così la Regione scarica sui cittadini i costi dei ritardi della sanità pubblica”. Al tempo stesso, per Baldin “manca completamente il dato sui cittadini che si sono rivolti al Cup ma ai quali è stato detto di richiamare in un secondo momento: di fatto, la Regione non ha idea di quanti siano i veneti in attesa di una prestazione da parte del Sistema sanitario regionale”. Un quadro che la consigliera definisce “preoccupante”. Col progetto di legge, invece, si definisce che all’interno della ricetta medica siano specificate le tempistiche corrispondenti alla classe di priorità di prenotazione e debba essere scritto “a chiare lettere” che, in caso del mancato rispetto dei tempi da parte del servizio pubblico, è possibile richiedere l’erogazione della prestazione nell’ambito della libera professione intramoenia senza maggiori costi a carico del cittadino. La differenza d’importo spetterebbe infatti all’Azienda Ulss. Un meccanismo che per Baldin costituirebbe “un’ulteriore tutela per i cittadini, garantendo la priorità al regime pubblico ed evitando abusi nella libera professione intramoenia: in altre regioni che l’hanno introdotta, come l’Emilia Romagna, questa norma ha generato un circolo virtuoso”, conclude.