L’Italia entra tragicamente nel bilancio delle vittime della guerra in Ucraina con il nome di Edy Ongaro, un 46enne veneto, rimasto ucciso ieri da una bomba a mano mentre combatteva con le milizie separatiste del Donbass. Il fatto è stato riferito in serata dal Collettivo Stella Rossa Nordest, con un post sul proprio Profilo Facebook, poi è stato confermato da Massimo Pin, amico fraterno di Edy, al quale è toccato il compito di avvisare la famiglia, che vive a Venezia.

In Donbass, già all’epoca, si era arruolato con i separatisti della brigata Prizrak, composta soprattutto da foreign fighter. Per i filo-russi era diventato una specie di eroe, incurante di rischiare la vita sotto le bombe per combattere contro il governo di Kiev, e fianco «di tutti i civili neo-russi che hanno visto l’inferno in terra». «Questo è il nostro giorno», aveva scritto quando Vladimir Putin aveva firmato in diretta tv il decreto con il quale la Russia riconosceva l’indipendenza dall’Ucraina delle repubbliche del Donbass. Il suo nome di battaglia era «Bozambo», in ricordo di un partigiano della seconda guerra mondiale, e sosteneva che a spingerlo alla lotta con i ribelli filo russi delle repubbliche di Donetsk e Luhansk sarebbe stato il ricordo delle violenze inferte dai fascisti alla sua famiglia.

Edy Ongaro ha perso la vita ieri nel villaggio di Adveevka, nella regione allargata di Donetsk, al confine nord. Secondo le prime informazioni, l’italiano si trovava in una trincea assieme ad altri soldati, quando è caduta una bomba a mano lanciata dalle forze nemiche. Ongaro si sarebbe lanciato con il corpo sull’ordigno, a protezione dei compagni, morendo all’istante. «Era un compagno puro e coraggioso, ma fragile – hanno scritto i suoi amici del Collettivo Stella Rossa -. In Italia aveva commesso degli errori. In Donbass aveva trovato il suo riscatto».

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