Era già tutto scritto. E non solo nelle ordinanze di custodia cautelare redatte negli uffici delle varie procure, ultima quella di Venezia che da poche ore ha fatto scoppiare il bubbone del Mose. Era già tutto scritto nelle pagine di un libro, pubblicato quasi due anni fa, giugno 2012. L’autore è Renzo Mazzaro, giornalista del Mattino di Padova. Il titolo del libro è “I padroni del Veneto”.

E cosa c’entra il Mose? C’entra eccome. C’entra perché oltre a raccontare trucchi, truffe, raggiri, menzogne, maschere e reati, racconta un sistema. Perché racconta una struttura, dove peraltro gli attori sono sempre gli stessi, e per alcuni di loro quella di oggi non è una buona giornata. Un modo di concepire il ruolo della politica intrecciato indissolubilmente con la faccia più oscura dell’economia, il che genera un fiume di denaro che finisce a ingrassare i conti esteri dei soliti noti. E poi i criteri in base ai quali vengono assegnati gli appalti, che guarda caso finiscono sempre alle stesse imprese. La giungla dei subappalti. I fondi neri. Il sistema del project financing (intervento di privati, con successiva libertà di lucro, su un investimento con denaro pubblico), che ormai è alla base di quasi tutte grandi opere. E non parliamo solo del Mose.

Nel novembre 2012 Renzo Mazzaro è venuto a Santorso a presentare il suo libro. Non a caso. Perché una delle opere pubbliche, in project financing, citate e descritte nel libro di Mazzaro è proprio l’ospedale di Santorso, uno dei tanti interventi decisi a tavolino da politici e imprenditori che sceglievano come riempire le tasche degli “amici”. Nel libro vengono fatti nomi e cognomi di chi ha avuto il potere di decidere di realizzare un ospedale come quello di Santorso, con un project financing che ha portato la Ulss a un indebitamento che durerà 24 anni. “Amministrare, fare politica significa gestire le tasse dei cittadini – aveva spiegato il giornalista del Mattino nell’incontro di Santorso -. Quando il sindaco di turno, l’assessore o il referente istituzionale viene invitato dal popolo a fornire spiegazioni circa una scelta intrapresa, rispondendo, non dimostra di essere un buono, non è più bravo degli altri. Rispondendo al cittadino fa quello che gli tocca fare, che deve fare”.

Ma al centro del confronto c’era il nuovo ospedale. E il sindaco di Schio Luigi Dalla Via sentì il bisogno d’intervenire per dichiarare:  “Non c’era bisogno dell’ospedale nuovo, lo hanno voluto fare per forza. Il privato è prevalso sul pubblico nonostante la presenza di un sindaco che aveva ben in mente cosa sarebbe accaduto. Ma non siamo stati ascoltati. Lo studio che feci fare a suo tempo non servì a nulla. Anzi, qualcuno mi accusò di voler boicottare quello che ci veniva presentato come una Ferrari fiammante, che ci veniva regalata. Nessuno si è mai posto il problema sulla benzina che avrebbe dovuto alimentare una vettura del genere. Ora ci ritroviamo con una spesa di 20 milioni che rischia di incidere fortemente sulla qualità dei servizi. Noi sindaci dell’Alto vicentino siamo davvero preoccupati perché vogliamo una sanità d’eccellenza, come è sempre stata nell’Alto Vicentino”.

di redazione Thiene on line

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