Cosa te ne fai della commiserazione del prossimo, che ti guarda con tenerezza per la vita sacrificata che conduci per accudire il tuo familiare anziano o disabile? Cosa te ne fai della pietà quando avresti bisogno di quell’aiuto concreto che lo Stato, che vai a sostituire quando ti fai carico del ‘fragile’ , non ti vuole riconoscere? Definire in modo chiaro la figura del caregiver familiare a tempo pieno introducendo riconoscimenti quali un assegno mensile, legato all’assistenza a tempo pieno; una copertura pensionistica; la formazione per un qualificato servizio di assistenza; il riconoscimento dell’attività svolta, a tempo pieno, come acquisizione di competenze professionali. Queste le richieste che Obiettivo Famiglia – Federcasalinghe ha rivolto al governo in occasione del convegno ‘Caregiver familiare: l’assistenza dettata dal cuore’, in corso a Roma. Una categoria ‘invisibile’ che soffre in silenzio, costretta a vivere esistenze a metà. Per il mondo è normale che il caregiver si debba sacrificare, che non debba avere pari opportunità  che vanno dal lavoro a piccoli gesti quotidiani, che se assisti un disabile o un anziano non sono scontati.

“Le agevolazioni già previste per i caregiver, sia da norme nazionali che regionali, fanno riferimento inizialmente alla legge 104/92. Deriva da questo che, per una distorta ma consolidata applicazione delle norme, le casalinghe, lavoratrici non retribuite e senza datore di lavoro, sono escluse da ogni agevolazione. Eppure sono proprio queste persone che si dedicano a tempo pieno all’assistenza delle persone disabili”, spiega Federica Rossi Gasparrini, presidente nazionale di Obiettivo Famiglia- Federcasalinghe.

“Non sappiamo precisamente quanti siano i caregiver in Italia ma sappiamo che l’assistenza familiare per le persone non autosufficienti è nella maggioranza dei casi affidata alle famiglie, e in particolare alle donne e alle casalinghe- continua Gasparrini- è assurdo che dalle agevolazioni previste a favore dei ‘caregiver familiari’ sia escluso proprio chi dedica a tempo pieno la propria attività all’assistenza familiare delle persone con disabilità, appunto le casalinghe ed i casalinghi. Una assurda discriminazione, che ancora non siamo riuscite a sconfiggere. Dopo la sentenza Onu che condanna l’Italia per la legislazione inadeguata e discriminante, il Parlamento ed il Governo sono chiamati a correggere, a breve, questa ingiustizia”, ribadisce con forza Gasparrini.

Il ministro: “Il riconoscimento è urgente”

“Il riconoscimento del caregiver familiare e delle giuste tutele e garanzie per chi assiste e si prende cura di persone fragili, è urgente e necessario. Non si tratta semplicemente di rispondere alle giuste considerazioni rimarcate dall’Onu, ma di una presa di coscienza collettiva nei confronti di tutte quelle persone, in particolare conviventi che, con amore, sacrificio e dedizioni, si occupano a tempo pieno dei propri cari con gravissima disabilità, malattie cronico degenerative, rare o sottoposti a complessi percorsi terapeutici per malattie oncologiche o di altra natura”. Lo ha detto la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, in una lettera inviata a Obiettivo Famiglia – Federcasalinghe in occasione del convegno.

“E’ il motivo per il quale- ha continuato Locatelli- come ho annunciato nei giorni scorsi nell’Aula della Camera, mi impegnerò direttamente, attraverso il confronto con gli altri ministeri coinvolti e competenti in materia, perché le iniziative assunte dai precedenti governi con l’istituzione del fondo per il sostegno ai caregiver possano concretizzarsi in un’effettiva tutela. I caregiver familiari- ha concluso la ministra- sono persone che amano e che curano e che meritano di non rimanere invisibili”.

“Non serve solo supporto psicologico, ma sostegno concreto”

Quella del riconoscimento dell’attività svolta dai caregiver è una “questione che riguarda la famiglia, la sua sostenibilità, una giustizia sociale che deve essere introdotta nel nostro paese e da troppo tempo aspetta di essere attuata”. Lo ha detto Maria Teresa Bellucci, viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, intervenendo al convegno.

N.B.

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