“Le cause per cui non si trovano lavoratori per i lavori disponibili sono molteplici. Non sono addebitali certamente solo ai lavoratori come non sono addebitabili soltanto alle aziende. Ci sono dei fenomeni che sono addebitabili alle due parti del rapporto di lavoro, come ad esempio offerte non adeguate da un punto di vista economico così come c’è una certa propensione attuale dei lavoratori a migliorare la propria qualità della vita, molto spesso a discapito del posto di lavoro stesso. Ma al di là di queste situazioni che molto spesso possono essere contingenti e legati a momenti aziendali, restano dei problemi di sistema. Il problema di sistema principale è l’impossibilità quasi assoluta di incrociare la domanda e l’offerta di lavoro, a causa della formazione inadeguata che ricevono i giovani rispetto alle esigenze delle aziende e rispetto a quello che il mercato propone”. Così, con Adnkronos/Labitalia, il presidente della Fondazione studi consulenti del lavoro, Rosario De Luca.

“Quindi abbiamo dei problemi di sistema – aggiunge – che non sono affrontati, sono antichi. In una parola bisogna adeguare il mondo della formazione professionale e dell’accademia alle mutate esigenze del mondo del lavoro”.

“Sono assolutamente contrario – rimarca – ai bonus, non perché sia contrario all’erogazione di denaro che mira a ridare il potere d’acquisto perso ai salari ma piuttosto perché penso che sia una politica tampone che on è strutturale, non dà risultati. Servono anche qui interventi di sistema”.

E sulle ipotesi di intervento sul cuneo fiscale chiarisce: “L’ipotesi che ho visto della riduzione di due punti del cuneo fiscale in favore del lavoratore, prevede, a seconda dell’imponibile che c’è in busta paga, un miglioramento di 10-20 euro al mese per ogni lavoratore. E io non credo che siano queste le somme che possano fare recuperare potere d’acquisto al lavoratore rispetto agli aumenti energetici e dell’inflazione. Io continuo a pensare convintamente invece che si debba intervenire sul costo di lavoro dell’azienda. Visto che i posti di lavoro sono creati dalle imprese, più noi le mettiamo nelle condizioni di non avere questo peso sul loro bilancio più posti di lavoro possono creare. Io quindi preferisco sempre l’intervento a monte rispetto a quello a valle, perché si agisce più sulle cause che sugli effetti”, spiega De Luca.

“In questo momento – fa notare – i consulenti del lavoro hanno bisogno di ferie, di riposo, perché veniamo da un momento particolare, molto impegnativo. E su questo il consiglio nazionale si è fatto parte attiva sia con l’Inps che con l’Agenzia delle Entrate, che sono i due soggetti da cui arrivano più notifiche, per creare, come dire, un periodo di assenza di lavoro straordinario. Si è creata, come dire, qualche incomprensione per degli atti arrivati il 25 e il 26 luglio, date già ricomprese in questo periodo di ‘stop’. Il problema è che non si possono fermare degli atti amministrativi che sono stati già avviati. Quindi ci può essere qualche caso, ma tendenzialmente le notifiche non arriveranno e quindi non dovremmo trovarci notifiche a Ferragosto”.

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