L’esterno dell’abitazione era già stato decorato con i fiocchi rossi, per festeggiare la laurea in infermieristica all’università di Padova. Ma Riccardo non aveva dato tutti gli esami e non era prevista alcuna sessione. Per questo avrebbe deciso di farla finita schiantandosi contro un albero. Quello che sembrava un incidente si sarebbe rivelato una tragedia nella tragedia .L’assenza di tracce di frenata e a un chilometro da casa, quindi una strada che il giovane conosceva benissimo. Ecco che così si è fatta strada l’ipotesi di un suicidio, un gesto estremo, che il ragazzo, descritto come un sensibile, avrebbe commesso pur di non rivelare la verità ai genitori sui suoi esami non in regola come tutti erano convinti fossero. C’era chi era pronto alla festa, anche la corona d’alloro era pronta.

“Si sentiva in trappola”, ha detto il padre, Stefano, per quella bugia che probabilmente si trascinava da mesi. Un genitore distrutto dal dolore e dai sensi di colpa per non essere riuscito a cogliere il disagio di suo figlio. Un uomo che nonostante la tragedia, in questi giorni, non fa che invitare i genitori del mondo a dialogare a fondo con i propri figli. Un padre che dice di voler dare un senso a questa storia assurda, lanciando dei messaggi che la dicono tutta su quanto, se potesse, vorrebbe tornare indietro e parlare con il suo Riccardo.

Il giovane  aveva avuto qualche momento di fermo durante il  suo percorso universitario. La tesi diceva che doveva essere un’analisi della percezione del servizio sanitario da parte dei pazienti prima e dopo il Covid. Ma ai genitori  Riccardo non aveva voluto farla leggere: “Deve essere una sorpresa”.
“Mi rimprovero di non aver saputo leggere i segnali, di non avergli insegnato ad avere quella forza che serve per chiedere aiuto”, continua a ripete il padre Stefano.

“Lo vedevamo un po’ fermo – ha raccontato invece la madre, Luisa Cesaron –. Lo riprendevamo perché si muovesse con questa benedetta laurea. Forse, però, l’abbiamo aggredito troppo”. “Ci eravamo accorti che non si dava da fare ma adesso, di fronte a questo baratro, mi chiedo: quanto ha sofferto mio figlio? Lui non voleva deludere noi. Se solo ce lo avesse detto, avremmo provato ad aiutarlo. Non l’avremmo punito”. La vita di Riccardo, raccontata dalla madre, sembra invasa da un’enorme solitudine: “Se avesse avuto amicizie più salde, forse avrebbe trovato qualcuno con cui confidarsi – prosegue –. Quella sera ci ha detto: “Sono teso, vado a fare un giro al bar“. Poi abbiamo scoperto che il bar era chiuso. Non sappiamo chi abbia visto, con chi sia stato. Stanno indagando”. Della laurea “non ne aveva parlato neanche a suo fratello – aggiunge il padre –. Sia chiaro: non sono arrabbiato con mio figlio, non gliene faccio una colpa per non aver saputo gestire le sue debolezze. La responsabilità, semmai, me la sento addosso io”.

N.B.

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