“Il Covid-19 ha colpito i giovani anche nell’intimo. L’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) ha condotto un’indagine per esplorare il vissuto dei giovani rispetto a sessualità e affettività ai tempi della pandemia. Al questionario, pubblicato sul sito Skuola.net, hanno risposto 3.500 ragazzi fra gli 11 e i 24 anni. I risultati sono suddivisi in quattro aree tematiche. La prima riguarda le relazioni, sia sessuali sia affettive, e l’uso che i giovani hanno fatto di internet e delle app di incontro. L’indagine completa verrà presentata in occasione del convegno dell’Osservatorio che si terrà on line il 24 giugno 2022, promosso dalla Federazione”. Così una nota diffusa dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss).

“I risultati mostrano come il virus abbia inciso nelle relazioni affettive e sessuali dei ragazzi più giovani o nei giovani adulti spingendoli ancora di più all’uso di applicazioni o della rete internet per incontrare gli altri. Obiettivo dell’indagine condotta dall’Osservatorio è sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni gli effetti che un evento mondiale come la pandemia ha generato sulla generazione”, spiega Salvo Caruso, professore associato di ginecologia all’Università di Catania, sessuologo clinico e presidente Fiss.

LA ‘PRIMA VOLTA’ ARRIVA PIÙ TARDI

“Forse condizionati dal Covid, i ragazzi hanno ritardato il momento della ‘prima volta’. Metà degli intervistati – si legge nel comunicato – afferma infatti di non aver mai avuto rapporti sessuali. E anche fra chi ha già avuto rapporti, il 40% non ha avuto relazioni sessuali da quando è iniziata la pandemia, il 20% le ha avute ma in misura ridotta. Solo il 22% ha continuato come prima e il 18% ha invece aumentato i contatti sessuali”.

“Sono emerse differenze significative in base all’età, ma non all’orientamento sessuale e al genere. I ragazzi più grandi hanno avuto una maggiore riduzione dei contatti sessuali rispetto ai più piccoli che dichiarano, per la maggior parte, di non aver avuto mai rapporti o non aver avuto relazioni sessuali nel periodo della pandemia”, afferma Piero Stettini, psicoterapeuta e sessuologo clinico di Savona e vicepresidente Fiss. “L’esperienza sessuale – aggiunge – sembra aver risentito dell’impatto del Covid-19. La metà dei ragazzi del campione totale non ha mai avuto rapporti e su questo il virus con le sue limitazioni ha sicuramente influito nel rimandare l’inizio dell’attività sessuale”.

LA RETE ALLEATA

“Secondo la maggior parte (61%) dei partecipanti all’indagine – si legge ancora nel documento della Fiss – il Covid-19 non ha avuto impatto sull’uso di internet nell’attività sessuale dall’inizio della diffusione del virus. Solo uno su quattro (25%) ammette di aver aumentato l’uso del web mentre il 14% dichiara addirittura di averlo diminuito. Sono principalmente i maschi (33,1%) ad aver aumentato l’uso di internet collegato al sesso e chi ha un orientamento omosessuale (40,2%) e pansessuale (31,8%)”.

LE RELAZIONI AFFETTIVE

“Le limitazioni sociali – aggiunge la nota – sembrano aver influenzato la sfera affettiva per una parte dei giovani: un ragazzo su tre (33,1%) afferma di aver ridotto le relazioni proprio per colpa delle restrizioni. Il 28,2% invece dichiara di non aver avuto cambiamenti, il 20,8% di aver avuto più relazioni affettive rispetto a prima della pandemia, mentre il 17,9% attualmente non ha relazioni affettive. Sono emerse differenze significative in base all’età e all’orientamento sessuale, ma non in base al genere. Sono infatti i ragazzi più grandi, tra i 19 e i 24 anni (36,8%), e i ragazzi che si definiscono asessuali (43,4%) ad aver avuto una riduzione maggiore delle relazioni affettive a causa del Covid-19, mentre i pansessuali (31,9%) dichiarano maggiormente di aver avuto più relazioni affettive rispetto a prima”.

“Con la pandemia, il 46,6% dei giovani non ha modificato l’uso di internet per le proprie relazioni affettive, ma il 40% dichiara di aver aumentato l’uso di internet a questo scopo rispetto al periodo precedente alla pandemia e il 13,4% di averlo diminuito. Specie nella fascia tra i 15 e i 18 anni (41,4%) e i giovani di orientamento omossessuale (52,5%) e pansessuale (55,2%) hanno aumentato il tempo speso online per portare avanti la propria relazione affettiva“, osserva la Fiss.

IL PORNO ONLINE

Durante il periodo di isolamento, alcuni ragazzi (29,1%) hanno aumentato l’uso di internet per procurarsi materiale porno, di cui il 9,1% dichiara di aver aumentato molto il ricorso a internet per questo scopo. Il 26% invece non riporta nessun cambiamento rispetto a prima e il 37,2% dice di non averlo mai visionato.

“Durante l’isolamento, i ragazzi che hanno aumentato l’uso di internet per accedere a immagini o video porno sono per lo più i più piccoli tra gli 11 e i 14 anni (13,9% ‘molto aumentato’), i maschi (16,1% ‘molto aumentato’) e i ragazzi con orientamento omosessuale (17% ‘molto aumentato’)”, sottolinea Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa, direttrice dell’Istituto di sessuologia clinica di Roma e past president Fiss.

L’APP DI SALVEZZA

I ragazzi che usano le app di incontri per cercare partner sessuali sono il 15,2%, tra cui il 3,6% le usa ogni giorno, il 4,7% più volte a settimana, lo 0,7% una volta al mese e il 6,2% le utilizza poche volte. L’utilizzo quotidiano di app per la ricerca di partner sessuali coinvolge maggiormente i ragazzi tra i 19 e i 24 anni (10,1%), i maschi (6,7%) e i ragazzi pansessuali (18,2%) e asessuali (12,1%). Le app di incontri sono utilizzate con la stessa frequenza anche per la ricerca di partner affettivi (15%). Tra questi, infatti, il 3,7% le usa più volte al giorno, il 4,4% più volte a settimana, l’1% circa una volta al mese e il 5,9% solo poche volte. L’utilizzo quotidiano di app per la ricerca di partner affettivi coinvolge maggiormente i ragazzi tra i 19 e i 24 anni (10,3%), i maschi (6,5%) e i ragazzi pansessuali (16,3%) e asessuali (11,7%).

“Rispetto all’uso delle app per incontri, i giovani che le considerano un buon mezzo per ricercare partner affettivi e sessuali sono il 18,3%, mentre la maggior parte (43,3%) dichiara che non sempre lo sono. La criticità ci aiuta a pensare che sia importante il contatto reale e che i giovani ne siano consapevoli e che questo sia un buon indizio. Sono emerse differenze significative in base all’età, al genere e all’orientamento sessuale”, conclude Roberta Giommi, psicoterapeuta, sessuologo clinico direttrice dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, componente del direttivo Fiss.

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