Sono finalmente tornati tra le braccia del padre, nella loro casa nell’alto vicentino, in mezzo ai loro peluche, i tre bambini che la madre aveva portato via, in Sicilia, sei mesi fa senza dire nulla. Un gesto che la vedrà finire a processo per il reato di sottrazione dei minori.

La donna ed i tre figli di 7, 5 e 2 anni erano scomparsi un pomeriggio dello scorso gennaio, gettando nella disperazione il papà Armando, operaio 47enne : “ Nemmeno un biglietto, si attaccava ad un telefono che non rispondeva, stava impazzendo per capire dove fosse finita la sua famiglia”, spiega Christian Azzolin l’avvocato di Thiene che  ha dato battaglia, sino in Corte di Appello, per fare tornare i tre piccoli col padre.

La storia di una famiglia dell’alto vicentino spaccata in due, con in mezzo i figli minorenni. Con due tribunali, Vicenza prima e l’Appello di Venezia dopo, chiamati a decidere sulla separazione dei due, che danno torto alla madre e permettendo, dopo sei lunghi e dolorosi mesi di lontananza, al padre di riabbracciare i propri bambini.

Dal “brutto sogno” alla fuga durata 6 mesi
Un dramma che inizia con un volo dal Veneto sino in Sicilia, mettendo 1300 km tra questo papà ed i tre figli. Uno strappo alla vita familiare che porta una data indelebile, il 19 gennaio: “Non se lo aspettava proprio –continua il legale – Quel giorno pranzarono assieme tranquillamente, il bacio ai suoi figli prima di tornare al lavoro, poi il rientro la sera nella casa vuota”, con moglie e figli svaniti nel nulla ,“le ha pensate tutte, anche che avessero avuto un incidente. Ma mai avrebbe pensato che lei avesse portato via i bambini”.

“Si sentiva in pericolo da te, perché aveva fatto dei brutti sogni”. Così un’amica dei suoceri tentò di giustificare il tagliare la corda della moglie, parole che il giorno successivo fecero precipitare Armando dai carabinieri per denunciare l’accaduto.
Ma, come hanno poi rivelato le carte processuali, si sarebbe trattato di un vero piano di fuga ben orchestrato perché “lei qua nel vicentino non ci voleva stare, aveva nostalgia dei ‘suoi’, che tra l’altro andava a trovare spesso”.
Una donna che, a quanto pare, non pensava che il marito le desse battaglia. Che dalla Sicilia riduceva al minimo le telefonate che Armando supplicava per sentire la voce dei suoi bambini.
La sua unica certezza di vita erano diventati quei messaggi, ai quali la moglie ogni tanto rispondeva, centellinandogli foto o video dei piccoli, ma ricoprendolo di insulti e ribadendo: “Con te non ci torno e non rivedrai i tuoi figli”.

Due tribunali “I figli col papà”
Una donna che si sentiva intoccabile nel suo feudo, a casa dei suoi genitori, nella provincia di Catania. “E poco le è importato di cosa ha fatto ai bambini, sradicandoli dagli affetti , soprattutto al più grandicello che era felice ogni giorno di andare a scuola, stare coi suoi amici che non ha più potuto vedere  – continua Azzolin – Ma, cosa altrettanto grave, non ha potuto più frequentare la scuola. Come si può fare questo ad un ragazzino di 7 anni? Perché togliere a lui, ed ai suoi fratellini, la sicurezza e l’amore del papà? Le loro piccole e grandi certezze, fatte anche dei legami di amicizia che i due più grandi si stavano costruendo a scuola ed all’asilo?”.

Un banco vuoto in una classe di seconda elementare, un disegno da finire alla scuola materna e tre lettini vuoti in casa. Questo rimaneva dei figli ad Armando, che le ha tentate tutte per ricomporre la propria famiglia. Dal viaggio disperato in Sicilia per vederli “una manciata di minuti, guardato a vista dai suoceri e dalla moglie, nemmeno fosse un criminale”.
Con l’invito poi di tornarsene in Veneto, dove ad attenderlo c’era la richiesta di separazione e mille euro di mantenimento per i figli, chiesti  ‘della moglie picchiata dal marito’.
Accuse che per Armando furono l’ennesima ferita. “Inesistenti ed arrivate giusto in tempo per l’udienza, per cercare di convincere i giudici”, spiega il suo avvocato con in mano l’ordinanza della Corte d’Appello, che le cassa come “generiche ed indimostrate” e dispone che i tre ragazzini tornino a vivere col papà.

La mamma andrà a processo “Sottrazione di minori”
I bambini ora sono sereni nella loro casa a pochi chilometri da Thiene. Il più grande ha già preparato con largo anticipo lo zainetto per tornare a scuola, dove ripeterà l’anno che giocoforza ha perso. “Ma è bravo, prima che venisse trascinato in Sicilia, aveva dei bei voti” spiega orgoglioso papà Armando, che sta facendo di tutto per recuperare il tempo perso coi suoi tre figli.

Bambini che stanno cercando di superare il trauma della faida messa in piedi dalla loro mamma che, se vorrà, potrà vederli crescere. Facendo la spola  Sicilia- Veneto nei giorni stabiliti dal giudice, versando trecento euro al mese per loro.  Pensando inoltre al  processo che l’attende, dove dovrà rispondere del reato di sottrazione di minori.

Paola Viero

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