Dietro Cima Sas c’è  una storia di emigrazione, di riscatto sociale, di speranza e di aiuto verso il prossimo. Di ingegno, di passione, di forza di volontà, di persone, una storia veneta di un’azienda che inizia nel poverissimo (e sfruttatissimo ndr) lavoro conto terzi, per affrancarsi, anno dopo anno, fino a raggiungere oggi la capacità di realizzare prodotti a proprio marchio e di accedere in modo autonomo ai mercati internazionali. E’ una di quelle storie che  piace leggere, che  fa stare bene.

Partiamo dal lontano, agli inizi degli anni sessanta, quando Giuseppe Calamita, nato in un paesino della Basilicata nel 1947, emigra in Svizzera, nel cantone di Zurigo, per lavorare. Lì conosce Nilde, che diventerà sua moglie, emigrata anche lei, italiana anche lei, nata in Friuli-Venezia Giulia. Una vita di duro lavoro ma anche di amore: nascono i figli Fabrizio e Luca, a cui il padre sogna di dare riscatto, prospettiva di lavoro e benessere nella “madre patria”, l’Italia.

All’inizio degli anni novanta la famiglia quindi rientra, scegliendo di stabilirsi a Monte di Malo, dove vivevano alcuni parenti di Nilde. Giuseppe, dopo un periodo piuttosto sofferto alla ricerca di un lavoro stabile in Italia, si fa coraggio e fonda, assieme alla consorte, nel 1999, prima nel garage di casa e poi in un piccolo capannone a Priabona, la Cima San.

Un nome, un ricordo: quello della montagna svizzera per eccellenza, il Matterhorn (il Cervino sul versante italiano) che unisce simbolicamente le due patrie, alle cui pendici ha vissuto per tanti anni. Anche il “logo” aziendale celebra questa memoria: il disegno stilizzato della cima, della vetta.

Priabona non è certo facilmente accessibile per i camion che devono portare il materiale di lavorazione alla Cima, né per quelli che devono consegnare il prodotto finito ai clienti: fanno fatica ad inerpicarsi fin lassù. La produzione stessa viene fatta in spazi angusti, ma nonostante questo la piccola Cima comincia a conquistare i mercati internazionali , ad acquisire clienti importanti e multinazionali nel settore degli accessori per l’hobbistica, del “fai da te”, della ferramenta professionale.

Giuseppe Calamita non molla, va avanti, determinato, per la sua strada, fino a raggiungere quel minimo di stabilità economica che gli permette di scendere a “valle”, a Monte di Malo.

Lì prende in affitto, nel 2017, un ex supermercato (“parlano” ancora le piastrelle nel reparto di produzione) in Via Giovanni XXIII  e trasferisce l’azienda. Nella nuova sede trovano spazio le attività produttive esistenti che si ampliano e nuove linee di produzione tecnologica frutto di accorti investimenti.

Il figlio Luca, grazie alla gavetta fatta con il papà, parte con sprint e nel giro di pochi anni, grazie anche ad uno staff con cui collabora, fa crescere l’azienda, che prospera ed inizia a raccogliere i primi frutti.

Nel 2022, persegue l’ottenimento della Certificazione Qualità ISO 9001,  giusto in tempo per presentarsi, per la prima volta nella storia aziendale, alla più importante fiera del settore a Colonia in Germania, con questa prestigiosa credenziale.

Giuseppe non perde però il valore dell’umiltà e dell’impegno sociale, ed insieme al figlio, prosegue la decennale collaborazione con il Silas (Servizio di Integrazione Lavorativa Area Svantaggio dell’ULSS7 Distretto2 – https://www.aulss7.veneto.it/Silas), accogliendo ragazzi e ragazze, giovani o meno, che presentano delle problematiche e delle fragilità, che, per qualche ora al giorno, svolgono semplici attività

lavorative, cucite sulle loro possibilità, allo scopo di donare loro la dignità e la prospettiva di una vita il più possibile “normale”.

Un’azienda, quindi, votata non solo al profitto, ma anche all’inclusione sociale ed al rispetto dell’ambiente, non a caso è in fase di ottenimento della Certificazione Ambientale secondo la norma ISO14001.

Insomma, una realtà che non passa inosservata. Neanche dal punto di vista dell’immagine: l’ingresso, dove regna l’ordine e la pulizia, si presenta con un giardino piccolo ma curato, semplice ma di effetto ,che nel grigiore delle solite zone industriali, fa la differenza.

dp

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