Chiamata allo sciopero venerdì per 428.000 lavoratori di commercio, servizi e turismo del Veneto che attendono da anni il rinnovo dei contratti. E mille saranno alla manifestazione del Nord Italia che si terrà a Milano. Al centro della protesta, appunto, il mancato rinnovo dei contratti scaduti tra 2018 e 2022. “È evidente la volontà delle associazioni datoriali di allungare i tempi del rinnovo, quando invece servono al più presto aumenti salariali che restituiscano il potere d’acquisto perso da lavoratrici e lavoratori, le cui retribuzioni sono ferme da troppi anni. Di fronte a un’inflazione galoppante, e al tempo stesso a introiti in crescita da parte delle imprese, abbiamo persone che non riescono ad arrivare a fine mese, abbiamo un’area di lavoro grigio senza tutele e sottopagato che spesso spinge a dimettersi, in Veneto come nel resto d’Italia”, spiegano Cecilia de’ Pantz, segretaria Filcams-Cgil del Veneto, Giovanni Battista Comiati, segretario Fisascat-Cisl Veneto, Luigino Boscaro, segretario Uiltucs-Uil del Veneto. Il Veneto è, insieme alla Lombardia, la regione “in cui i lavoratori del turismo e del commercio si dimettono di più a causa appunto di paghe basse, scarse tutele e flessibilità inconciliabili con le normali esigenze della vita privata”. Per la prima volta aderiranno allo sciopero lavoratori appartenenti a 10 contratti nazionali: Terziario distribuzione e servizi; Terziario distribuzione cooperativa; Terziario distribuzione moderna e organizzata; Turismo Federalberghi Faita e Federcamping (Confcommercio); Agenzie viaggi e turismo – Fiavet (Confcommercio); Turismo Confesercenti; Terme; Turismo Confindustria Federturismo-Aica; Ristorazione pubblici esercizi-Ristorazione collettiva, commerciale e turismo.

Nei settori del commercio, servizi e turismo in Veneto si contano 428.072 occupati, 254.003 donne e 174.069 uomini. Il primo compato per numero di occupati è il terziario, distribuzione e servizi (195.308); seguono pubblici esercizi, ristorazione e turismo (70.399); turismo, Federalberghi e Confcommercio (49.120); imprese industriali di pulizie (30.481); dipendenti di studi professionali (25.512); grande e piccola distribuzione (24.439). Sulla retribuzione, i sindacati evidenziano “una forte disparità tra donne e uomini in tutti i settori, con terziario e distribuzione, servizi di pulizia, grande e piccola distribuzione che registrano una differenza sopra il 30%”. Ad esempio, per quanto riguarda il contratto della Federdistribuzione, lo stipendio medio annuo di un lavoratore è di 29.147 euro, per una lavoratrice è di 19.323 euro. Ma le sigle richiamano l’attenzione anche su altre retribuzioni medie annue: per il turismo (pubblici esercizi, ristorazione collettiva) 8.539 euro; aziende del settore turismo 9.761 euro; per i servizi (imprese pulizia) 10.729 euro; per il commercio (cooperative di consumo) 20.074 euro; e aziende del terziario, della distribuzione e dei servizi 23.029. I rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono 308.022, quelli a tempo determinato sono 83.981, gli stagionali 36.065. Rapporti di lavoro full time: 234.177; rapporti di lavoro part time: 193.895.

 

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