Addio al reddito cittadinanza per molte famiglie venete, che sono state avvisate con un sms, ma il M5 Stelle adesso vanno incentivate le politiche del lavoro perchè povertà e disoccupazione non sono realtà esclusive del meridione. Ed in questo senso, i dati della Cgia di Mestre lo dimostrano.
In Veneto il Reddito di cittadinanza finisce per 2.141 persone, 334 nella sola provincia di Vicenza, ma altre categorie di beneficiari continueranno a percepirlo fino alla fine dell’anno. Anche in Veneto, dunque, per molti è arrivato l’ultimo pagamento questo mese e assieme al messaggio dell’Inps che informa che il sussidio si esaurirà da agosto. E’ il mese che, come spiega la Regione Veneto in una nota, rappresenta un periodo di transizione, e segna l’avvio del “Supporto per la formazione e il lavoro”. Questo strumento “è destinato a sostenere gli ex beneficiari del Reddito di cittadinanza ‘occupabili’ con un reddito familiare fino a 6.000 euro. Una condizione molto importante è che il sussidio, 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi, sarà erogato a condizione della partecipazione a programmi di formazione e progetti di pubblica utilità”, spiega l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan. Nelle prossime settimane, i Centri per l’impiego della Regione, sulla base delle informazioni rese disponibili dalla piattaforma nazionale, saranno impegnati a contattare coloro che rientrano nella categoria degli “occupabili”. L’obiettivo è aggiornare il patto di servizio, che prevede l’attivazione su tre agenzie per il lavoro e l’avvio ai percorsi di politiche del lavoro e formative disponibili nell’ambito della programmazione regionale, in particolare i percorsi del programma Gol (Garanzia occupabilità lavoratori). L’attivazione garantisce il diritto al sussidio di sostegno, che sarà retroattivo dalla data della richiesta. “Importante sottolineare che questo sostegno è individuale, quindi, se impegnati nei percorsi, anche più persone nella stessa famiglia possono beneficiarne”, specifica la Regione.
Dall’1 gennaio 2024, poi, entrerà in vigore l’assegno di inclusione, nuova misura “di reinserimento lavorativo e lotta alla povertà riservata ai nuclei familiari in cui è presente un minore, una persona oltre 60 anni o con disabilità. Questo passaggio fondamentale è finalizzato al contrasto della povertà, della fragilità e dell’esclusione sociale attraverso percorsi di inserimento sociale e lavorativo. In questo quadro di cambiamenti significativi- sottolinea Donazzan- l’impegno dell’amministrazione regionale, dei propri Centri per l’impiego e dell’Inps, è garantire che le transizioni avvengano nel modo più fluido possibile, minimizzando l’impatto su coloro che attualmente percepiscono il Reddito di cittadinanza”. Aiutare le persone “significa accompagnarle verso il lavoro, offrendo loro gli strumenti per raggiungere l’autonomia economica, anche attraverso percorsi di formazione professionale. Per questo il mese di luglio rappresenta un punto di svolta per le politiche italiane di sostegno al reddito”, conclude Donazzan.
Baldin (M5S): “Povertà in aumento, la Regione potenzi le politiche per il lavoro”
“Attenzione a pensare che la povertà riguardi soltanto il Mezzogiorno. In questo scenario, – osserva la consigliera – che vede un impoverimento diffuso perfino nelle aree più ricche del Paese, la scelta del Governo di tagliare il Reddito di Cittadinanza è di una gravità inaudita e avrà ripercussioni anche in Veneto. Siamo di fronte a una decisione scellerata, dettata da ragioni ideologiche: il governo per vendicarsi del MoVimento 5 Stelle colpisce 160 mila famiglie italiane. I veneti percettori del Reddito sono 31.220, pari a 16.964 nuclei familiari coinvolti: queste famiglie ora ricadranno sulla Regione e sugli enti locali. É un disastro sociale annunciato, rispetto al quale la Regione ha il dovere di intervenire in sede di bilancio”, conclude Baldin.
La polemica politica
“Il fatto che certa sinistra si scandalizzi per l’arrivo della comunicazione di sospensione del sussidio del Reddito di cittadinanza tramite sms è pura ipocrisia” dato che le convocazioni e le varie comunicazioni a chi lo percepiva “sono sempre avvenute tramite un messaggio sul telefonino sia dal Governo Conte che dal Governo Draghi. La comunicazione tramite sms è pratica consolidata, indignarsi per questo è ipocrita, soprattutto perché si tratta di una notizia già nota a tutti gli italiani a seguito della legge di bilancio approvata a fine 2022”. Lo dichiara l’assessore al Lavoro della Regione VENETO Elena Donazzan nel suo ruolo di responsabile nazionale del Dipartimento lavoro e crisi aziendali di Fratelli d’Italia. “È irresponsabile che certa sinistra parli di rischio di conflitto sociale in seguito alle comunicazioni della fine del sussidio del Reddito di cittadinanza che era una promessa elettorale del M5s non sostenibile sin dall’origine, accettato dal Pd durante il Governo Draghi. Il Reddito di cittadinanza è stato sin dall’inizio diseducativo, illudendo una parte della popolazione italiana che non occorreva fare proprio nulla perché bastava stare a casa e aspettare la paghetta di Stato”, sostiene Donazzan. Insomma, oggi si cancella qualcosa che era sbagliato fin d’all’inizio, si supera una “risposta sbagliata ad un bisogno esistente di sostegno dei più fragili e di accompagnamento al lavoro anche attraverso la formazione di persone che sono occupabili. Questo è invece l’approccio corretto portato avanti del Governo Meloni”.
Che ora si lanci l’allarme “del rischio di disastro sociale significa indirettamente alimentare la tensione, cosa che nessun politico mai dovrebbe fare. Stiamo parlando di temi molto delicati che non vanno strumentalizzati. Dobbiamo riorientare il messaggio: aiutare le persone significa accompagnarle verso il lavoro dando loro gli strumenti per raggiungere l’autonomia economica, anche attraverso percorsi di formazione professionale, come previsto da Fratelli d’Italia. Stiamo parlando di persone che sono nelle condizioni di poter lavorare, chi non può lavorare e si trova in una situazione di fragilità anche economica viene aiutato con l’assegno di inclusione”, afferma Donazzan. “Erano tutte cose già note, ufficializzate nel dibattito politico e formalizzate prima con la legge di bilancio e poi con il Decreto Lavoro. È triste e preoccupante che questa opposizione, che non sa più a cosa appigliarsi, usi la provocazione e la propaganda”, conclude l’assessore del Veneto.