La fusione tra Carrè e Chiuppano sarà vantaggiosa solo per lo Stato e porterà ad una diminuzione dei servizi per i cittadini. Questa in estrema sintesi il pensiero dell’ex sindaco di Chiuppano Giampaolo Maino, primo cittadino per due mandati dal 2004 al 2014, che in questi giorni sta uscendo allo scoperto ufficialmente con il suo comitato ‘No fusione, sì collaborazione’, con tanto di sito internet, volantini e dichiarazioni mezzo stampa.

‘Se questa sera fossero venute solo 10 persone – ha esordito Maino durante la prima serata pubblica a Palazzo Colere a Chiuppano di lunedì scorso, affiancato dal consigliere di maggioranza ‘dissidente’ Renato Sandonà e da Gianfranco Volpe –  avrei chiuso il libro del dissenso e me ne sarei andato a casa. Ma la sala è gremita di persone che evidentemente non sono d’accordo con la fusione tra i due paesi o comunque vogliono saperne di più, quindi questo mi convince ad andare avanti per la nostra strada’.

Ad averlo fatto diventare il primo paladino del ‘No’ alla fusione è stata per Maino la convinzione che l’ottica di guardare avanti solo per i 10 anni in cui arriveranno dallo Stato finanziamenti è miope perché non ha una reale visione futura su quello che toccherà al cittadino dopo, che secondo l’ex sindaco non saranno né rose né viole.

‘E’ per me un errore basarsi solo ed esclusivamente sui soldi statali che arriveranno nel prossimi 10 anni, e non su una progettualità che a mio avviso manca del tutto. Verrà il momento in cui lo Stato ti chiederà indietro quello che ti ha dato, e lo farà sottoforma di diminuzione dei servizi, e questo porterà ad un impoverimento generale per i due paesi, come è accaduto con l’unione dei due ospedali. Una volta passati i 10 anni e i benefici economici, tra l’altro non certo sicuri, non illudiamoci che rimangano due biblioteche, due municipi, due uffici postali e tantomeno due paesi, già definiti ‘defunti’ dalla relativa legislazione. Io vorrei che ci fossero idee, che non si pensasse solo ai soldi, ma ultimamente è una mentalità che va di moda. Escludo categoricamente inoltre che la fusione o la facciamo noi, o ci verrà imposta dall’alto. Sono gli amministratori che ce lo imporranno, la Costituzione tutela l’autonomia dei comuni’.

Maino punta infine il dito sull’ipotizzato risparmio relativo ai cosi della politica comunale e, tabelle alla mano, mostra come le cifre dicano il contrario. ‘I costi della politica aumenteranno – ha detto l’ex sindaco – perché gli assessori percepiranno una indennità più alta, calcolata a 32.500 euro in più ogni anno, che è all’incirca la cifra che, sempre in teoria, si guadagnerebbe comunque annualmente dopo i fatidici 10 anni. Questo non toglie che la perdita di consiglieri con la fusione non sarà un risparmio, visto il valore del gettone di presenza che non costa quasi nulla, ma la mancanza di una risorsa e di una opportunità che è poi un servizio per il cittadino. Avremo un paese più grande governato dal 63% in meno di consiglieri, 13 in totale, non mi sembra poi questa strabiliante idea’.

‘Deve essere chiaro – ha detto infine Maino – che se i cittadini vogliono la fusione, io non la voglio fermare. Ma già il fatto che non sia obbligatorio un quorum al referendum popolare la dice lunga. La fusione andrebbe bene se esistessero progetti condivisi e unità di intenti, ma non è così e noi abbiamo ragionevoli dubbi. Vogliamo che il cittadino sia consapevole che se decide di votare ‘no’, al di là di ogni campanilismo, sarà solo una scelta legittima’.

Marta Boriero

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