Se l’89% dei medici ospedalieri di questa regione preferirebbe lasciare il pubblico contro il 72% del dato nazionale significa che esiste un caso-Veneto da affrontare con urgenza. Non basta scaricare ogni responsabilità sulla programmazione nazionale, che certo è carente”. Così le Consigliere regionali del Partito Democratico della Quinta commissione Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, insieme alla Vicecapogruppo Vanessa Camani, commentano i risultati del sondaggio della Federazione Cimo-Fesmed.

“Sono dati che purtroppo non ci sorprendono – proseguono le tre Consigliere – visto che da inizio pandemia denunciano le condizioni in cui si trovano a lavorare: carichi eccessivi, appena il 18% si limita alle 38 ore previste dal contratto e il 24% supera le 48 non rispettando la normativa europea, scarso riposo e impossibilità di andare in ferie a causa degli organici ridotti all’osso. Già Anaao-Assomed in un monitoraggio aveva evidenziato l’elevato numero di medici ospedalieri dimissionari in Veneto ancor prima del Covid, con cifre sproporzionate rispetto alla media italiana: incremento del 500% in dieci anni contro il 59% nazionale”.

“Ogni volta che abbiamo sollevato la questione e le conseguenze che porta con sé – concludono Bigon, Zottis e Camani – siamo stati accusati di strumentalizzare e di non riconoscere il grande lavoro degli operatori sanitari. Il 76% degli intervistati vorrebbe continuare a fare il medico, ma appena l’11% opterebbe ancora per il pubblico: la Regione deve farsi delle domande e confrontarsi con le associazioni di categoria per trovare in fretta delle risposte. Altrimenti le dimissioni continueranno ad aumentare, mettendo ulteriormente in ginocchio la sanità pubblica”.

Comunicato Stampa

I medici veneti vogliono andare via dagli ospedali pubblici: ‘Fermiamo l’esodo’

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