Va fatta chiarezza immediata sui tamponi rapidi, perché il margine di errore è ancora troppo elevato e c’è il rischio di innescare ulteriori focolai, ovvero l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno”.
Lo affermano le consigliere regionali del Partito democratico, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, componenti della Commissione consiliare Sanità, annunciando “un’interrogazione urgente alla Giunta regionale sulla questione”.
“Portiamo all’attenzione il caso di un anestesista padovano risultato negativo al tampone rapido antigenico e invece positivo a quello molecolare effettuato a meno di 24 ore di distanza – spiegano le rappresentanti Dem – Non si tratta di un episodio isolato. Capiamo la necessità di tracciare più individui possibile per contenere il contagio, ma così rischiamo di produrre l’effetto opposto. Al personale sanitario e ai pazienti che devono essere ricoverati in ospedale, anche non a causa Covid, andrebbe sempre fatto il tampone molecolare con analisi in laboratorio, perché garantisce maggiore precisione e quindi sicurezza. Non possiamo permetterci che in un reparto ‘Covid free’ arrivi un malato ‘a sua insaputa’ perché negativo al test rapido: così scoppia in automatico un’epidemia ospedaliera, in quanto medici, infermieri e degenti non sono adeguatamente protetti. Ed è quello che è già accaduto, purtroppo, in molte strutture della nostra Regione”.
“Medici e infermieri – aggiungono le consigliere – hanno più volte sollecitato di essere sottoposti allo screening tradizionale. Anziché nascondersi dietro al Comitato Tecnico Scientifico, Zaia escluda i test rapidi per il personale sanitario al lavoro in ospedali e case di riposo, perché non tutti siamo esposti allo stesso rischio. Il documento del Ministero della Salute parla di una sensibilità dei tamponi rapidi antigenici pari al 70-86% quindi, di fatto, con questo metodo, ogni 100 positivi ne perdiamo tra i 14 e i 30”.
“Di fronte all’evidenza occorre assumere un criterio prudente, tanto più necessario quando c’è in ballo la vita delle persone”, concludono Anna Maria Bigon e Francesca Zottis.
Lo aveva denunciato nel mese di novembre il professor Andrea Crisanti, spiegando come i test rapidi antigenici utilizzati in Veneto per il tracciamento del Coronavirus lasciano sfuggire 3 positivi ogni 10, con una percentuale di falsi negativi che si attesta al 30 per cento.
Uno studio italiano lo aveva confermato, peggiorando ancora il quadro: dà al test rapido una sensibilità pari al 50 per cento.