Un registro regionale delle imprese virtuose che favoriscono la parità salariale tra uomini e donne e ricevono per questo benefici economici e premialità aggiuntive nei bandi. “È un modo per innescare un effetto domino virtuoso”. Benefici che potranno essere riconosciuti anche a quelle imprese che assumeranno donne vittime di violenza. “Emanciparsi economicamente è fondamentale per evitare il rischio di tornare nel luogo della violenza, visto che la maggior parte dei casi avviene in ambito familiare”. La vicecapogruppo del Pd in Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani, inquadra così la proposta di legge, avanzata dal suo partito, con le ‘Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità’, e su cui è arrivato il via libera. “Una legge necessaria che deve essere un punto di partenza e non di arrivo, perché la strada da fare è ancora lunga. Intanto, però, abbiamo messo un tassello importante e ringrazio il Consiglio per l’appoggio trasversale con l’approvazione all’unanimità”, dice la dem, ma del resto, aggiunge, “la questione di genere riguarda tutti e richiama tutti ad una responsabilità, generale e condivisa. E le pari opportunità passano inevitabilmente dal lavoro”, ha sottolineato nella relazione. Si premino dunque quelle aziende che rendono conoscibili i dati sull’occupazione femminile, dalla tutela della maternità alle iniziative per conciliare tempi di vita e di lavoro.

Tra gli altri impegni della Regione inseriti nel provvedimento, il rafforzamento delle politiche di contrasto a fenomeni di sfruttamento, dalle dimissioni in bianco alle molestie e l’incremento di interventi per favorire l’occupazione femminile, con percorsi formativi per la riqualificazione e misure di accompagnamento al lavoro. È anche previsto uno ‘Sportello Donna’, uno strumento telematico per agevolare l’incrocio tra domanda e offerta, con una sezione dedicata alla normativa in tema di parità. La legge prevede poi uno stanziamento di 100.000 euro per campagne informative di sensibilizzazione per imprese e lavoratori che coinvolgano anche le organizzazioni datoriali e sindacali finalizzate a contrastare la cultura discriminatoria e promuovere la diffusione delle pari opportunità: dalle modalità di sostegno alle politiche di genere, alla tutela della maternità fino alle iniziative per conciliare tempi di vita e di lavoro. “L’urgenza di una legge del genere- ribadisce la vicecapogruppo dem- sta nei numeri, con le disparità aggravate dalla pandemia. Nel 2020, su quattro posti di lavoro persi, tre riguardavano donne con il caso limite del mese di dicembre, ben 99.000 su 101.000 totali. Sul fronte salariale, secondo Eurostat la differenza che nel pubblico è del 3,7%, nel privato schizza addirittura al 20,7% ovvero oltre quinto di stipendio in meno. Ad ampliare il Gender pay gap sono bonus, premi e incentivi. Pensiamo per esempio alla componente retributiva legata agli straordinari, a cui spesso le donne non possono essere disponibili per impegni familiari, oppure al blocco alle progressioni di carriera o al fenomeno del part-time involontario. Ma l’elenco delle disparità è ancora molto lungo. Ed eliminarle è la sfida principale che abbiamo davanti”.

Donazzan: Bene, adesso si pensi a legge per favorire nataliatà’

In Veneto la disoccupazione femminile, al 7,5%, è oltre due punti percentuali in più rispetto a quella maschile, così come è ancora basso il livello di occupazione delle donne se paragonato a quello degli uomini. Dunque ben vengano le “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità”, approvate oggi dal Consiglio regionale. Ma, dato il segnale su questo fronte, “il grande, vero, drammatico problema è quello della maternità e della denatalità. C’è bisogno di una legge specifica in Italia, paese fanalino di coda, che non ha mai definito politiche per la famiglia, intese nell’aiuto alla maternità e alla vita, che vede naturalmente la donna al centro di queste dinamiche e scelte. Credo che questa sia la vera, grande emergenza alla quale non possiamo più sottrarci”. La pensa così Elena Donazzan, assessore del VENETO al Lavoro con delega alle pari opportunità e responsabile nazionale Lavoro di Fdi. Che comunque dice di apprezzare la legge nata in VENETO perché di fatto “ricomprende dal punto di vista normativo e, quindi, con una visione di armonizzazione, le tante iniziative in questi anni promosse dalla Regione”. E ricorda le “molte azioni particolarmente mirate ed efficaci” già realizzate “sia considerando il punto di vista dell’analisi dei problemi, in stretta collaborazione con la consigliera di parità Sandra Miotto, che ha portato anche il punto di vista delle donne imprenditrici protagoniste del successo economico del VENETO, sia andando ad analizzare le problematiche che una donna lavoratrice porta su di sé. Anche se tutto questo ancora non basta”. A riprova della sensibilità del VENETO ci sono anche i 40 milioni di euro per la parità di genere che triplicano le risorse della precedente programmazione.

 

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