“La Regione intervenga sulla proliferazione dei project financing dei forni crematori in Veneto, progetti evidentemente sovradimensionati e in assenza di un piano regionale sui reali fabbisogni del territorio”. La richiesta arriva dalla consigliera Cristina Guarda (Alessandra Moretti Presidente), prima firmataria di una interrogazione a risposta immediata, sottoscritta pure dal collega Franco Ferrari, da Pietro Dalla Libera (Veneto Civico) e Andrea Zanoni (Partito Democratico).

“Servono regole chiare, altrimenti corriamo il rischio di speculazioni a discapito dei cittadini e della loro salute. Dal 2013 ad oggi, in Veneto e specialmente nelle province di Vicenza, Padova e Verona stiamo assistendo ad una corsa di privati a presentare alle amministrazioni progetti per la realizzazione di impianti di cremazione delle salme, quando nella nostra regione ne esistono già sei, due a Venezia, quindi Vicenza, Padova, Verona e Spinea sui settanta a livello nazionale. Altri sette sono quelli proposti negli ultimi anni, da realizzare tramite project financing, una formula deleteria soprattutto per progetti sovradimensionati come quelli proposti a Noventa Vicentina o Cervarese Santa Croce –aggiunge Cristina Guarda – Hanno tutti un raggio di copertura 110 km e stima del bacino di utenza di circa 2.400 abitanti. Gli impianti attuali appaiono più che sufficienti, se non lo sono la competenza deve essere regionale, affinché non ne nascano troppi per poi non lavorare sotto dimensionati. Inoltre, nonostante il rispetto delle distanze dai centri abitati stabilite dalla normativa vigente,  alcuni impianti come ad esempio quelli riguardanti i comuni di Malo e Bassano del Grappa prevedevano  la realizzazione nei pressi delle scuole”.

“Anche il tema delle emissioni nell’atmosfera non va sottovalutato – continua l’esponente della lista AMP – considerato che i forni crematori, come ricordato dalla Convenzione di Stoccolma del 2004 producono sostanze chimiche tossiche che non sono biodegradabili

“I Comuni spesso sono messi molto in difficoltà e nascono contrasti tra amministrazioni e cittadini, tra progetti non calibrati al territorio, presentati dalle stesse aziende, che fanno il loro business ma la Regione deve garantire che questo non avvenga a spese dei cittadini. Un rischio di speculazione che ovviamente non riguarda solo il Veneto, ma anche altre parti d’Italia. Chiediamo quindi che la Giunta di intervenire per evitare – conclude Guarda – un’ingiustificata  proliferazione di impianti di cremazione nel territorio veneto,  tenendo conto anche delle ricadute sulla salute pubblica e sull’ambiente, in una pianura dove l’aria è già tra le più inquinate d’Europa”.

 

 

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