A Thiene pare non ci siano dubbi: al referendum del 22 ottobre, per l’autonomia del Veneto, il diktat è andare a votare e i leader della città voteranno ‘sì’.

A quattro chiacchiere con i rappresentanti politici e di categoria, appare chiaro che non ci siano dubbi sul fatto che la crocetta debba essere apposta nel segno affermativo, quello che risponde in modo positivo alla domanda “Vuoi che alla Regione del veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”

Quello che invece preoccupa, è che il tanto atteso plebiscito non ci sia e che i cittadini, disillusi dalla politica, convinti che tanto ‘poi non cambia nulla’ e ‘in ogni caso fanno quello che vogliono’, quella domenica preferiscano andare a trascorrere una giornata fuori porta invece che prendersi la briga di andare a votare.Giovanni Casarotto

Giovanni Casarotto, sindaco di Thiene, è risoluto: “Sostengo il sì senza nessun dubbio. Il referendum per una maggiore autonomia mi trova d’accordo, sono sempre stato federalista e questa è l’occasione per dimostrarlo. So che non sarà un’autonomia simile a quella del Trentino Alto Adige, ma regolata dall’articolo 116. In ogni caso ci sono tante materie per le quali la Regione potrà trattare con il governo. Sono per l’Italia unita, ma federale, auspico solo che poi la regione non si sostituisca allo stato, ma lasci competenze anche a province e comuni. I cittadini devono andare a votare – ha concluso – mi auguro che alle urna vada oltre l’80% della popolazione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’onorevole Filippo Busin, esponente della Lega Nord, che con toni decisi definisce il voto del 22 ottobre l’occasione di “dare uno shock al governo e farlo capire che così non si può andare avanti. E’ la vera rivoluzione per riformare in modo radicale questo stato centralista, palesemente IMG_2758inadeguato a gestire e valorizzare le differenti realtà socio-economiche, culturali e storiche del Paese. Un sistema malato di burocrazia e di una distribuzione errata delle risorse. Problema che poteva essere risolto con la legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, che questo governo e i precedenti hanno invece voluto affossare con la loro ideologia neocentralista. Il referendum del 22 ottobre sarà lo shock esterno che costringerà lo stato centralista a riformarsi dopo che per decenni ha dimostrato una resistenza è una difesa a oltranza delle proprie rendite e privilegi, ignorando persino l’esito del 4 dicembre. Un’azione del popolo che esprimendosi in modo unito, compatto e plebiscitario potrà riformare in modo radicale questo stato non più al passo con i tempi”.

Attilio Schneck, capogruppo della minoranza del Carroccio in consiglio comunale, è a sua volta favorevole. “E’ il primo passo per la riforma dello stato – ha commentato – E’ fondamentale Attilio Schneckdire ‘sì’ per dare uno scossone. Lo scopo è che lo stato arrivi ad attribuire competenze locali su tematiche specifiche che le regioni possono gestire in autonomia. Il voto favorevole al referendum non mira a creare disomogeneità tra le regioni. Anzi, l’obiettivo sarebbe quello di mantenere le specificità delle regioni, dando risalto alle diversità tra le regioni e valorizzando quindi anche le diverse autonomie”.

Cattelan

Anche Emanuele Cattelan, presidente di Confcommercio del mandamento di Thiene, non ha dubbi: “Andare a votare e votare ‘sì’. L’autonomia regionale ha un valore indiscutibile dal punto di vista fiscale ed economico. Poter gestire direttamente molte competenze permette di tararle su un territorio del quale si conoscono le esigenze e il carattere. Mi sembra scontato votare positivamente e credo che l’autonomia farebbe bene non solo al veneto, ma a tutte le regioni. L’unica cosa che mi preoccupa è che la gente è stanca e sfiduciata dalla politica e temo che non saranno in tanti quelli che vanno a votare. Spero tutti si rendano conto che questa è l’unica occasione che abbiamo per esprimerci a favore del nostro territorio – ha concluso – e auspico davvero che la gente vada a votare”.

Andrea Piovan, presidente di Confartigianato, la pensa allo stesso modo: “E’ un momento importante qualunque sia Andrea Piovanil pensiero personale. Noi siamo per il ‘sì’ e speriamo ci sia un segnale deciso che arriva dal Veneto, in modo che si ricordino di noi non solo quando è il momento di prelevare le nostre tasse, ma anche quando è ora di dare servizi e infrastrutture”.

Si voterà domenica 22 ottobre. Il referendum è consultivo, quindi la votazione non ha valore vincolante, ma in caso di vittoria del ‘sì’ potrebbe avviare una trattativa tra regione e governo. Trattativa che potrebbe sfociare in proposta di legge, che dovrà essere approvata da entrambi i rami del parlamento. I numeri relativi all’affluenza saranno quindi il metro di misura per la contrattazione, perché solo se l’affluenza sarà alta il voto avrà un valore evidente.

Anna Bianchini

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