“Per valutare davvero l’utilità pubblica di un’opera, si devono prendere in esame tutti i suoi costi con i benefici, per questo bisogna includere anche il costo del suolo”.
Con l’apertura della superstrada a pagamento Pedemontana Veneto, la Valdastico Nord sempre sul tavolo ed il dibattito sulla bretella della Sp46, torna prepotente il problema della valutazione dell’impatto ambientale e di quanto territorio si va a perdere con la realizzazione di una grande opera pubblica.
Ad accendere i riflettori sull’importante tema è +Europa Vicenza, il cui rappresentante Davide Sguazzardo ha dichiarato a nome del gruppo: “Oggi nel costo non viene calcolato quello per il consumo di nuovo suolo. E’ invece il momento di iniziare a chiedere venga inserito nei progetti il costo per compensare l’impermeabilizzazione con delle varianti verdi. In questo modo, mentre in un luogo si consuma terreno, in un altro si potrebbe riportare a permeabile altro costruito inutilizzato o sottoutilizzato. In questo modo si avrebbero valutazioni realistiche sull’utilità pubblica delle opere, un vero consumo zero di suolo, impedendo deroghe senza compensazione: si potrà costruire solo recuperando altro terreno. In questo modo anche il mercato dei crediti edilizi da varianti verdi potrebbe essere più attraente, stimolando anche il lavoro di recupero di suolo. Ovviamente tutto questo porterebbe ad avere meno speculazioni edilizie e, cosa ancor più importante, permetterebbe di difendere gli spazi destinati all’agricoltura da spazi in deroga di consumo e speculazioni edilizie”.
di Redazione Altovicentinonline