Ancora un uccellino protetto impallinato nell’Alto Vicentino e ancora una volta tocca al veterinario rimetterlo ‘in sesto’ per poterlo rilasciare in natura forte, sano e in grado di cacciare.
La denuncia arriva dal veterinario Massimo Nicolussi, che ha voluto ritrarre e diffondere le immagini del piccolo volatile mentre si trova addormentato sotto i ferri e al termine dell’intervento, quando con sguardo incredulo si avvia verso la guarigione.
“Un uccello protetto, grande sterminatore di piccoli roditori e topi che popolano le nostre campagne”, ha commentato il veterinario, che da sempre è in prima linea contro il bracconaggio e la tutela delle specie, con un occhio di riguardo per quelle protette.
Specializzato in rapaci e selvatici, non è la prima volta che Nicolussi ritrae animali feriti o in fase di riabilitazione. Non sempre riesce a farli guarire, ma in molti casi l’intervento dei medici è stato fondamentale per dare agli animali la possibilità di tornare in natura.
“I piccoli rapaci richiedono sensibilità e competenza particolari – ha sottolineato Nicolussi, che si trova ad avere a che fare con animali che arrivano dalla cattività e con esemplari selvatici – Il loro metabolismo è rapidissimo. Durante le stagioni più rigide ingeriscono una quantità di carne anche pari al loro peso nelle 24 ore. In cattività necessitano di fare anche 2 pasti giornalieri, in natura decisamente molti di più, a meno che non ci sia stato un adattamento del gozzo. Il controllo del peso deve essere almeno giornaliero”.
Riguardo al piccolo gheppio ferito, il professionista ha spiegato come si tratta una frattura all’ala da arma da fuoco: “Le fratture in un selvatico non sono mai facili da trattare. Spesso sono infette e non recentissime. Il recupero dell’animale ferito è infatti il più delle volte differito, qualche giorno ma anche di più. Questo significa che la frattura possa presentare notevole fibrosi, quindi una sorta di precallo osseo che la rende difficilmente affrontabile. Figuriamoci poi se si tratta di qualcosa come le ali di un uccello, estremamente delicate e fragili e così perfette nel loro funzionamento. In questo caso, usando cemento rapido da osso abbiamo migliorato l’ulna, ma inevitabilmente creato una ulteriore frattura del radio che guarirà per seconda intenzione. Questi sono sempre casi limite. La decisione d’intervenire o meno infatti non deve mai perdere di vista il vero obiettivo che è quello di poter rilasciare il nostro paziente in natura libero e soprattutto competitivo”.
A.B.