Nelle ultime ore è tornato d’attualità nel dibattito pubblico il tema del revenge porn. Una forma di violenza virtuale, praticata attraverso la diffusione sul web di contenuti a sfondo sessuale allo scopo di arrecare danno alla persona protagonista delle immagini. In Italia è diventato reato nel 2019 e può avere molteplici matrici, dalla semplice vendetta al ricatto per ottenere un riscatto.
UN PO’ COME UN RAPIMENTO
Quest’ultima ipotesi, se ci pensate, ha qualche assonanza criminale con il rapimento di una persona cara, perché non si avrà mai la certezza che al pagamento della somma richiesta si possa mettere la parola fine alla brutta storia. Colpa dei vantaggi e in questo caso dei terribili svantaggi della rete, capace di raggiungere chiunque in qualunque momento, ma al tempo stesso di trasformare in virale un contenuto e farlo circolare a una velocità tale da rendere quasi impossibile risalire alla sorgente. E trasformare in (quasi) invisibile l’autore materiale del gesto, nascosto negli angoli remoti di Internet.
LA REGINA DELL’AFROBEAT
Ne sa qualcosa la regina dell’Afrobeat Tiwa Savage, volto poco noto in Italia ma ben più famosa Oltreoceano, autrice di un brano insieme alla stella Beyoncé dal titolo “Keys to the kingdom”, canzone inserita nella colonna sonora del cartone animato ‘Il re Leone’. Insomma non proprio l’ultima arrivata sul panorama artistico e, immaginiamo, abituata ad avere un rapporto anche professionale con i moderni strumenti comunicativi. E infatti quando meno te l’aspetti, il tranello gliel’ha teso “involontariamente” il fidanzato che ha pubblicato “per errore” su Snapchat un video in cui i due erano in atteggiamenti intimi.
“PIUTTOSTO LO PUBBLICO IO”
A raccontarlo è la stessa giovane cantante in una recente intervista, spiegando di essere stata vittima di un ricatto, con richiesta di denaro per scongiurare la pubblicazione della clip che immortalava i due mentre facevano l’amore. Lei ha reagito con forza e coraggio:
“Sono talmente pazza che va a finire che il video lo posto io sui social, altro che ricatto. Non ci farai i soldi con questo, non intendo farmi ricattare per essermi ripresa mentre facevo qualcosa di assolutamente naturale”.
Nonostante l’ingenuo (?) compagno abbia cercato di rimediare subito all’errore con l’immediata cancellazione dopo l’upload sul social, un utente è riuscito a salvarlo e mandarlo allo staff di Tiwa con minaccia allegata:
“Ero appena uscita da una radio e il mio manager mi ha inviato un messaggio con il video allegato.
“Ad ogni modo nessuno mi garantiva che se avessi pagato, dopo qualche tempo le immagini non sarebbero state rese pubbliche comunque. Quindi ho detto: non pagherò. Ho pensato a mio figlio e al fatto che quando sarà più grande qualcuno forse proverà a ferirlo: sono pronta a spiegargli tutto e a sostenerlo”.
LA LEZIONE DI TIWA
Una lezione per tutt* o per tuttē, utilizzando la formula più adeguata ai temi, alle richieste e alle esigenze della società moderna. La storia della regina dell’Afrobeat conferma infatti che la tutela dell’identità non riguarda solo il rapporto tra diverse sessualità ma anche tra diverse realtà, ossia reale e virtuale. Come abbiamo più volte provato a ribadire la difesa dei diritti, così come la definizione degli obblighi, dei doveri e dei limiti della persona sul web sono temi non più rinviabili. In attesa che ciò avvenga, cari ragazz*/ragazzē, fate l’amore ma posate i vostri smartphone.
Agenzia Dire