“Non aprite la porta e chiamate il 112, che è gratuito”. Due mosse per stroncare sul nascere le truffe, consigliate dal Capitano Davide Rossetti, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Thiene.

Dai fatti cronaca che parlano spesso di anziani che cascano in raggiri, da parte di imbroglioni che spillano a loro soldi o gioielli, è nato il convegno che si è tenuto all’auditorium Fonato. Una serata fatta non solo di consigli utili e preziosi, per dire ‘stop alle truffe’, ma anche sul come affrontare la rabbia e la vergogna che la vittima prova.

Organizzata dal presidente del comitato di quartiere San Vincenzo, Maurizio Dal Santo, ha visto la partecipazione anche della psicologa Silvia Caicchiolo e dell’assessore comunale alla sicurezza Alberto Samperi: “Nessun ente, dal Comune all’azienda del gas o dell’acqua, fa il ‘porta a porta’, mandando un loro fantomatico dipendente che chiede di entrare in casa – ribadendo che – Mai aprire la porta, ma prendere il telefono e chiamare il 112”.

 

“Siamo in un momento storico dove le truffe guardano in faccia alla fragilità delle persone – ha spiegato il Capitano Rossetti – Non solo anziani, ma anche persone di qualsiasi età, come ad esempio quelle rimaste vedove da poco”. Precisazione che il Comandante dei carabinieri di Thiene ha più volte ribadito, spiegando come la condizione, anche momentanea, di difficoltà emotiva delle vittime associata alla capacità di entrare in confidenza dei delinquenti, porti spesso a buon fine una truffa.

Identikit del truffatore
“Fisicamente pulito”, spiega Rossetti “In giacca e cravatta, curato, con una dialettica fluente e nella maggior parte dei casi con accento meridionale”.L’imbroglione si presenta con l’immagine di tutto rispetto. Non agisce da solo ma con almeno un complice, spesso in bande trasfertiste. “Stanno per una settimana in una città, poi altri sette giorni in un’altra, infine spariscono”. Truffe lampo che, associate talune volte al ritardo con cui la vittima di rivolge alle forze dell’ordine, lasciano agli investigatori un terreno freddo sul quale operare.  Per mettere a segno il raggiro cerca di entrare in contatto con la sua preda, dimostrandosi affabile e solerte (nel caso del finto addetto di banca che insegue il pensionato sino a casa, dimostrando premura “ha appena prelevato, ma devo controllare per il suo bene che non siano soldi falsi”).

Denunciate sempre
Esortazione finalizzata non solo per cercare una giustizia per la vittima, ma per permettere ai carabinieri di mappare in tempo reale l’eventuale criticità sul territorio.  “Andare dalle forze dell’ordine e denunciare – spiega Silvia Caicchiolo –  Serve per canalizzare i sentimenti di rabbia e vergogna. Capita che passi anche qualche giorno, perché la vittima è in stato di shock, ma prima di va a fare denuncia e più particolari si ricordano”.

Come agisce un truffatore
Dai finti carabiniere o cassiere di banca, dall’amico del marito appena morto, il truffatore sa molto della sua vittima. Basti pensare ai necrologi che “forniscono moltissime informazioni: dalle cause di morte del congiunto (dopo una lunga malattia), ai nomi dei parenti”, spiega Rossetti. Poi scatta il piano, generalmente con una telefonata“ero un carissimo amico di suo marito (citandone il nome di battesimo), sono andato a trovarlo all’ospedale, conosco bene sua cognata”, dati così personali che, in una persona che sta vivendo un lutto, facilmente abbattono la diffidenza. S’innesca la confidenza e poi la richiesta “ Suo marito era un benefattore, donava soldi”.
Tra i tanti esempi portati al Fonato dal Comandante Rossetti, vanno elencati gli acquisti online “tramite siti falsi, dove si paga per un ordine ma non arriva nulla: verificare sempre la reputazione del venditore, controllando i commenti ed i feedback sul sito stesso, oltre alla data di iscrizione”.

Suo figlio è stato arrestato, se vuole che non finisca in carcere, c’è la cauzione da pagare”. E la madre paga, anche 2mila euro al finto maresciallo. “In Italia non esiste la cauzione, ma questo tipo di truffa ha preso piede con le soap opera americane: il nostro sistema giudiziario non prevedere di pagare una somma per annullare la carcerazione”.
Truffe che viaggiano su di un bancomat, clonato con lo skimmer durante il prelievo allo sportello: “Tastate sempre la bocchetta dove infilate la carta – raccomanda Rossetti – Se manomessa dal truffatore, vi resterà in mano il supporto che duplica i dati contenuti nella banda magnetica del bancomat. Dati che, assieme al pin tracciato da una telecamerina posizionata sopra la tastiera, vengo trasmessi “ a non più di 15, massimo 30 metri da dove vi trovate. Guardatevi attorno: se notate una macchina sospetta, con due persone a bordo, probabilmente sono loro, i truffatori”.
Tra gli esempi portati, non poteva mancare la truffa dello specchietto: “Messa in scena soprattutto nei parcheggi dei centri commerciali. Impuntatevi a volere compilare la constatazione amichevole, sempre, prendendo nota della targa e chiamate le forze dell’ordine”. Ma è capitato anche di chi improvvisamente venga baciato da una pseudo fortuna, ricevendo la telefonata da un finto notaio “lei ha ricevuto una grossa eredità, venga in studio che avviamo le pratiche”. E per dare il via tutto, la vittima deve versare dai 1000 ai 2000 euro di deposito, per sbloccare il testamento.

Piano di azione contro il truffatore 
“Preparatevi un piano d’azione – ha esportato la psicologa Caicchiolo –  Su di un foglio, da tenere sempre a portata di mano, scrivete ben in evidenza i numeri da chiamare. E anche al minimo dubbio, chiamate sempre. Il 112, il numero del figlio o di un parente, ma anche della vicina, che sapete essere sempre in casa. Annotate i numeri degli enti dai quali vi fornite di acqua, luce e gas, in modo da chiamarli per verificare l’identità del presunto loro incaricato che vi bussa alla porta. Esercitatavi a farlo, anche davanti allo specchio, in modo da non farvi cogliere di sorpresa quando il truffatore vi suona il campanello o il telefono”.

Paola Viero

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