Tra allargamento della no tax area e la revisione delle aliquote, ai 1.277.160 pensionati veneti dal 2022 resteranno in tasca 180 milioni di euro in più. A calcolarlo è la Fnp Veneto. “Possiamo, e dobbiamo, ancora perfezionare molto la riforma, ma questo è il primo passo, un passo tra l’altro a favore della maggioranza dei pensionati”, afferma Tina Cupani, segretaria generale del sindacato dei pensionati della Cisl del Veneto.

“Il dialogo con il Governo non si deve interrompere, per arrivare a disegnare un fisco finalmente equo, progressivo, più semplice e che tuteli le fasce più deboli”, continua, assicurando che i pensionati della Fnp del Veneto saranno a Roma il 18 dicembre per la manifestazione indetta dalla Cisl nazionale. Ogni anno in Veneto arrivano 25,1 miliardi di euro di pensioni, e allo Stato ne tornavano 6,1: con la riforma fiscale il gettito scende a 5,93 miliardi. L’allargamento della no tax area da 8.125 a 8.500 euro lordi l’anno vede il numero di pensionati in questa fascia salire da 247.478 a 250.134, per un Irpef non versato di poco più di 5 milioni di euro. Mentre la revisione delle aliquote comporta una diminuzione complessiva delle tasse di 174,6 milioni di euro, di cui quasi 55 milioni a favore dei 514.000 pensionati veneti con un reddito annuale lordo fra 15.000 e 28.000 euro, spiega il sindacato. “Questa operazione ha favorito la fascia media dei pensionati, ora il confronto deve continuare per trovare una soluzione migliorativa anche per la fascia fino ai 15.000 euro l’anno, per la quale ora non cambia nulla, e anche per evitare quella che è una sbavatura della no tax area, che sottolineiamo da tempo, e cioè non poter portare in detrazione le spese sanitarie, che sono una voce molto gravosa per gli anziani”, conclude Cupani anticipando l’intenzione di battersi per l’ampliamento della platea di percettori della 14esima.

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