Un altolà alla politica sui pagamenti del governo arriva dalla Corte dei Conti. In audizione sulla manovra il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite ha fatto notare che “l’innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr”. 

La maggior parte dei pagamenti sotto i 60 euro viene fatta tramite carta o bancomat, quindi tramite Pos. Eppure, la legge di Bilancio 2023 va verso la direzione opposta, con la cancellazione delle multe per i commercianti e i professionisti che non accettano pagamenti tracciati sotto questa soglia.

Multe che il governo Draghi ha fatto entrare in vigore lo scorso 30 giugno, dopo anni e anni di obbligo di Pos solo formale. Nonostante otto pagamenti su dieci siano sotto il tetto dei 60 euro, e che alla fine del 2022 le operazioni con il Pos supereranno i 400 miliardi (più o meno il 40% delle transazioni totali).

Questa misura, insieme all’innalzamento del limite per i pagamenti in contante a 5mila euro (la soglia attuale è di 2mila) e al condono fiscale mettono in luce le scelte politiche di questo governo, che però vanno in contrasto con gli impegni presi per il Pnrr. Ed è proprio per questo che la Corte dei conti boccia la misura, esprimendo parecchie perplessità.

Salvini: “Chi paga il caffè col Pos è un rompipalle”

 “Ognuno deve essere libero di pagare come vuole. Io sono un liberale”.  Il vicepremier sa di dire cosa gradita a molti commercianti, affermando che “se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito è solo un rompipalle“. “Io cerco di pagare in contanti, perché a me piace andare a prelevare al bancomat”, spiega. Con buona pace di chi – vedi Mario Draghi – limitando la circolazione di contante, intendeva garantire tracciabilità e contenere l’evasione.

 

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