Tra le novità introdotte dalla Finanziaria 2022 anche l’eliminazione dell’aggio della riscossione, l’odiato balzello applicato in aggiunta ai debiti erariali, quando questi vengono riscossi attraverso le cartelle di pagamento.

Dal primo gennaio 2022, infatti, non saranno più dovuti l’aggio di riscossione e i relativi ulteriori oneri, finora calcolati in misura del 3% del debito a carico del debitore e 3% a carico dell’Ente creditore, quando il debito veniva pagato entro 60 giorni, e che raddoppiava al 6% in caso di pagamento della cartella oltre i 60 giorni.

Viene fatto così un restyling della cartella di pagamento che verrà utilizzata per la riscossione a partire dal primo gennaio, e rivista tutta la modulistica legata alla riscossione delle imposte.

Tuttavia, l’accollo a carico del cittadino debitore di ulteriori spese della riscossione non dovrebbe completamente scomparire, anzi, al momento, non si riesce nemmeno a stimare quanto sarà, e se ci sarà.

Rimane infatti sempre dovuta la quota a titolo di spese esecutive per eventuali attività cautelari, quali le famose ganasce fiscali, per le iscrizioni delle ipoteche, e per le attività esecutive, come i pignoramenti.

Rimangono da rimborsare anche la spese relative alla notifica della cartella di pagamento e degli ulteriori atti di riscossione.

Ma il dubbio più grande deriva dall’ampia finestra che la nuova norma lascia spalancata davanti alla ben nota fantasia del legislatore.

Viene infatti previsto che vengano accollate al debitore tutte le “spese vive” che sostiene l’agenzia per le attività di riscossone, da stabilire con un nuovo decreto, di cui ad oggi non c’è nessuna traccia.

Pertanto, non possiamo ancora stimare né quanto sarà, né se concretamente ci sarà, un effettivo risparmio per il contribuente.

Infine, la scadenza del 31 dicembre riguarda non l’emissione della cartella vera e propria, ma l’iscrizione del debito a ruolo; per cui, per vedere gli effetti della novità ed avere una cartella (forse) un tantino più leggera, bisognerà aspettare ancora qualche mese.

A noi pare ancora una volta di essere alle solite: cambiare tutto per non cambiare niente.

Fabrizio Carta

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