Ogni donna nel suo armadio dovrebbe avere almeno dieci capi base per costruire i propri outfit e uno fra questi é il cappotto.
Il cappotto nero, ad esempio, é un evergreen e sta bene con tutto: abiti, tailleur, denim… chi non usciva mai senza un cappottino era l’icona di stile per eccellenza: Audrey Hepburn.
Il cappotto é come un biglietto da visita: é il primo contatto “ufficiale” con il mondo: pronte a conoscere la sua storia?
  • Il cappotto, questo capo d’abbigliamento di grande pregio e signorilità, ha un antenato, la “marsina francese” del 1700; capo considerato rigorosamente maschile.
  • Alle donne era riservata la tunica, prima che divenisse un vero e proprio soprabito, più pesante e un po’ più lungo, le dame intrepide per ripararsi dal freddo, potevano (o volevano) usare solo degli scialli (e pensare che il surriscaldamento terrestre non era ancora iniziato…).
  • Nel 1815 comparve una giacca corta, che non oltrepassava la vita, detta spencer. Questo giacchetto, a maniche lunghe, poteva essere di velluto, d’inverno, e di stoffe leggere, d’estate.
  • Divenuto sempre più ricco di abbellimenti, venne decorato anche con fogge militari, prendendo il nome di spencer all’ussara o all’ungherese.
  • Ma la minaccia di epidemie di influenza aveva portato (finalmente per loro) le dame a coprirsi anche con le cosiddette dogliette, comparse nei primi anni dell’Ottocento nel Corriere delle dame.
  • I primi cappotti erano fatti a vestaglia in tessuti pregiati come la seta o la pelliccia, spesso doppiati con impunture e con l’imbottitura al suo interno di pelliccia o raso, con collo sciallato o a bavero sovrapposto.
  • Tuttavia le signore continuarono a portare mantelle e mantelline di diverse fogge; solo dopo la Prima Guerra Mondiale si sarebbe imposto il cappotto femminile ricalcato sui modelli maschili.
  • All’inizio del Novecento le signore si sono fatte più furbe, hanno capito che il cappotto non era solo una cosa che serviva per coprirsi dal freddo, iniziano ad usarlo in base alle occasioni ad esempio per la sera o per il teatro.
  • Per il giorno si diffonde l’uso del paltò di tela greggia, lo spolverino, che protegge dalla polvere l’abito delle signore, ma anche dei signori, in occasione dei viaggi in automobile (l’asfalto è usato per le strade già dal XVIII secolo ma non era ancora esattamente come ai nostri tempi).
  • Il modello si presentava ampio e leggero, con maniche lunghe abbondanti e grande collo abbottonato alto, dotato spesso di cappuccio o casquette in tela con occhiali incorporati; di lunghezza al polpaccio, lo spolverino veniva indossato su abiti ancora lunghi assumendo forme sempre più neutre.
  • Per la sera, per il teatro e le grandi occasioni, invece, i soprabiti continuano ad arrivare fino a terra e le fogge più importanti presentano ancora lo strascico, e vengono realizzati con materiali esclusivi, in fogge stravaganti. Il cappotto alla cosacca, ispirato alle uniformi dei soldati russi, si arricchì di guarnizioni e alti colli di pelliccia, mentre il manicotto rotondo in pelliccia appeso al collo con un nastro era un must del tempo.
  • Negli anni Trenta e Quaranta i modelli dei cappotti realizzati si ispirano a quelli della haute couture parigina e alla Moda dettata dalle star di Hollywood. Ma il vero “salto” di qualità si ha quando agli inizi degli anni ’50 un emergente stilista diventato poi una figura che ha lasciato un segno nella storia della Moda, lo ha reinventato e reso super femminile e assolutamente un capo necessario per essere à la page … stiamo parlando del grande Christian Dior.
  • Christian Dior aprì il suo atelier a Parigi l’8 ottobre del 1946. Dior operó una vera e propria rivoluzione nella moda degli anni quaranta, introducendo uno stile e un’idea di femminilità completamente nuovi e all’avanguardia per l’epoca. La donna di Dior aveva spalle arrotondate gonna lunga a forma di corolla e soprattutto vita di vespa; il tutto usando tessuti raffinati e costosi; questo stile da lui inventato viene identificato con il nome di “new look”.
  • Christian Dior lanciò un cappotto sagomato a redingote da indossare proprio su di una gonna a corolla. Nel 1952, abbinato alla linea sinuosa, introdusse nel cappotto la martingala all’altezza della vita che la rifiniva ancora di piú rendendo il tutto molto femminile e delicato.
  • Alla fine degli anni Sessanta un altro big della moda, Yves Saint-Laurent, si ispirò allo stile della Russia zarista, riportata in auge dal film Il Dottor Zivago. La sua collezione d’ispirazione cosacca del 1976 è divenuta un punto di riferimento per le rivisitazioni della moda.
E questo è solo l’inizio della storia di questo must have, lo so sembra una minaccia, ma vi prometto che più ci avvicineremo ai giorni nostri più la storia si farà intrigante, parola di Forchetta Fashion!
Mrs Fork ( si ringrazia per la foto  Debora Mari e Michel Zambon)

 

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