Non è esattamente un gioiello, né un accessorio ma lo portate come se lo fosse, sempre in mano, sempre pronto, sempre sotto controllo…cos’è??
Volete altri indizi?
Lo appoggiate sopra alla tovaglia anche al ristorante, sotto al banco in classe, vantate il numero di follower su Instagram con lo stesso orgoglio con cui una ragazza di qualche decennio fa snocciolava i carati del suo anello di fidanzamento.
Vi riconoscete nella descrizione?
Ultimo dettaglio: crea dipendenza!
  • So che avete capito di cosa stiamo parlando e ci tengo a darvi un avvertimento: attenti a non diventare smombie, acronimo inglese recentemente coniato fondendo insieme le parole smartphone e zombie, per indicare quei pedoni che avanzano per strada con gli occhi fissi sullo schermo: un pericolo per se stessi e per gli altri, incuranti dei semafori, degli altri pedoni, del traffico, dei pali della luce.
  • Il pericolo è più grave di quanto sembri e molte città stanno correndo ai ripari: la città cinese di Chongquing ha fatto costruire marciapiedi a due corsie, una per le persone ‘normali’, una per gli smombie, che si stimano circa 2,5 milioni su un totale di 36 milioni totali.
  • Aberrante anche lo smartphone walking, la tendenza a parlare al cellulare camminando avanti e indietro, seguendo immaginarie linee spezzate e tracciando convulsamente percorsi a caso. Camminare e andare avanti e indietro convulsamente, o sei matto o ti comporti come lo fossi!
L’avvicinarsi della festa della mamma mi porta ad affrontare un argomento particolarmente spinoso: gli auguri 4.0!
Nelle occasioni importanti non fate gli auguri in serie spendendo lo stesso messaggio a tutti i vostri contatti…peggio ancora se spedite un’immagine “preconfezionata”. Meglio niente!
Parlando di messaggi è inevitabile parlare di emoji ma, sapete chi è stato il precursore di questa forma di comunicazione?? Mai lo indovinereste!
  • “Sta a vedere che torna di moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare, e non sapendo significare le cose con le parole, le vorremmo dipingere e significare con i segni, come fanno i cinesi.”

22 aprile 1821, Giacomo Leopardi- Zibaldone

  • Leopardi! Quello mezzo rachitico che si è dannato per anni inseguendo una certa Silvia (che non lo filava di striscio), che viveva in un palazzo bellissimo ma fuori dal mondo e per niente connesso, dico, quel Leopardi aveva previsto che saremmo ritornati a scrivere con i disegnini. Cioè con gli emoji che sono il lato divertente e nello stesso tempo tragico di ogni chat che si rispetti.
  • Il primo smiley della storia fu inventato da Luigi Pirandello (altro insospettabile) nel 1926! Era questo ^-^ e fu battuto con la sua macchina da scrivere: indicava la sua perplessità circa un argomento che stava trattando. Ok, non era ancora la faccina gialla che siamo abituati a vedere (che sarà inventata “solo” nel 1963 da Harvey Ball come pubblicità per una compagnia di assicurazioni) ma era un bel passo avanti da un punto di vista concettuale!
  • Questo per dire che le emoji non sono da demonizzare, anzi: danno un po’ di calore e umanità al testo digitato e indicano in qualche modo la nostra partecipazione emotiva, rendono più evidente una battuta o una frase ironica.
  • Detto questo, va riconosciuto che ne stiamo usando più del dovuto, anche in chat non confidenziali, e spesso digitando uno o due file di faccine identiche nello stesso messaggio, come se il nostro dito fosse preso da una crisi compulsiva irrefrenabile.
Parlando di calore e umanità vi faccio notare la foto dell’articolo: rappresenta una delle affettuose lettere che John Steinbeck dedicava al figlio Thom.
Kiss Mrs Fork
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